ULTIME NOTIZIE AS ROMA PELLEGRINI – Pellegrini nasce mezzala, ha giocato trequartista e anche mediano davanti alla difesa. Oggi, però, è soprattutto una seconda punta, l’uomo che giostra alle spalle di Abraham e che spesso lo affianca, soprattutto quando la Roma va a pressare alti i portatori di palla, scrive La Gazzetta dello Sport.
Avendo avanzato il suo baricentro è chiaro che abbia anche più possibilità di rendersi pericoloso in fase offensiva. Una volta inventava assist, ora segna anche tanto: 6 reti nelle prime 7 gare della Roma. Lo scorso anno, per intenderci, la sua 6a rete arrivò dopo 37 partite. Ed è facile pensare che quest’anno possa superare il suo record di marcature personali, le 11 messe a segno nella scorsa stagione.
Da quando ha preso la Roma in mano José Mourinho ha capito che Lorenzo Pellegrini aveva davvero qualcosa di speciale. E da fine psicologo qual è, ha anche intuito che quel qualcosa andava solo tirato fuori. Fonseca ci aveva provato, definendo Lollo «il miglior centrocampista italiano», ma è nella testa che bisognava incidere davvero per fare la differenza.
Mourinho ci è riuscito, con le parole e con i fatti. Rendendo Pellegrini più forte di testa e più consapevole dei propri mezzi. Oggi Lorenzo sembra quasi che danzi in campo, ha una leggerezza che nasce da una testa molto più forte di prima. «Ne avessi tre come lui li manderei in campo sempre tutti e tre», ha detto lo stesso Mou un po’ di tempo fa. E quell’attestato ha fatto sì che Pellegrini si buttasse via ogni insicurezza pregressa. A 25 anni ci sono ancora dei margini di miglioramento, il che fanno sì che Pellegrini possa diventare ancora più forte di oggi. Di certo più continuo, visto che in passato se c’è stata una pecca è stata proprio la continuità di rendimento. Aspetto che sembra solo un lontano ricordo.
Totti non ci ha pensato su neanche un attimo a designarlo come suo erede: «Lorenzo è veramente forte e ha tutte le doti morali che servono per essere un leader – ha detto la leggenda giallorossa una settimana fa –. Sa comportarsi, sa stare al suo posto, è umile. È un degno capitano». Il quadro è esatto. E sono proprio quelle doti morali lì che lo scorso anno non gli facevano vivere bene la fascia di capitano. Perché l’aveva ereditata in modo burrascoso, dopo il litigio tra Fonseca ed Edin Dzeko, con il centravanti bosniaco che era (ed è) legato a Lorenzo da un affetto particolare.
«Pellegrini e Kolarov sono i due che porterei sempre con me», disse una volta Edin, tanto per capire che tipo di rapporto c’è tra i due. Ed il fatto di essere diventato capitano ai «danni» di un amico non lo faceva stare bene. Moralmente soffriva, si sentiva quasi in difficoltà. Adesso che Edin Dzeko non c’è più Pellegrini può godersi la fascia senza alcun senso di colpa (fermo restando che di colpe lui ne aveva zero in quella storia lì). E la spensieratezza si vede. E in campo fa la differenza, anche questa.
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