AS ROMA NEWS PELLEGRINI EUROPA LEAGUE – È notte da pugni chiusi, da corsa sotto lo spicchio che contiene i duemila tifosi giallorossi, da lacrime da asciugare in fretta perché il bello, forse, ancora deve arrivare, scrive La Gazzetta dello Sport.
La Roma arriva in finale di Europa League, cercando la scorciatoia più bella per approdare al tesoro della Champions. Lo fa stavolta non grazie al gioco, ma al carattere, alla capacità di soffrire, tenendo conto due dei totem della squadra sono stati fuori sempre (Paulo Dybala) o quasi (Chis Smalling). Pe certi versi, questo impreziosisce ancor un pari che vale una vittoria e negli spogliatoi è festeggiato come tale.
“Sono un capitano di una squadra fatta di uomini veri – dice Lorenzo Pellegrini, uno dei leader carismatici del gruppo giallorosso -. Riconosco il valore dei miei compagni. La Roma può e deve migliorare in tante cose, ma l’identità di sacrificarsi e di gruppo vero non ce lo leva nessuno. Il Leverkusen ha individualità forti e palleggio. Dovevano attaccare, ma come una famiglia abbiamo difeso mettendoci lì a soffrire e abbiamo fatto l’impresa”.
Lorenzo non si nasconde, spiegando come cercava di dividersi fra compiti di copertura e di attacco. “Diciamo che cerco sempre di essere in prima linea quando c’è da assumersi responsabilità. C’erano momenti in cui qualcuno doveva far salire la squadra e prendersi responsabilità. È il mio modo di aiutare”.
Ma il centrocampista giallorosso indica chiaramente quello che per lui è il vero artefice della cavalcata giallorossa: José Mourinho. “Abbiamo centrato due finali europee in due anni. D’altronde, dopo aver saputo dell’arrivo alla Roma del nostro mister, tutti ci aspettavamo questo salto di qualità. Lui è l’artefice della nostra personalità”.
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