Guarda dritto negli occhi il portiere, prima di decidere. Ne studia il movimento, senza neppure pensare al pallone durante la rincorsa. E nella guerra di posizione (e di nervi) vince lui, piazzando il pallone puntualmente dalla parte giusta: Diego Perotti è il braccio armato della Roma di questo inizio di stagione. Tiratore gelido, piede preciso.
LA SERIE Tre rigori su tre finora, seguendo sempre lo stesso canovaccio. Qualche passo lento in avanti, per capire come comportarsi, a testa alta. Il pallone è fermo sul dischetto e Perotti sa dove andarlo a colpire, anche alla cieca. Non conta. Il bersaglio mobile invece è il portiere. La strategia è semplice e binaria: se l’avversario si butta da una parte in anticipo, Perotti ha il tempo di osservare e cambiare angolo; se invece il portiere aspetta, Perotti tira dritto in uno dei due angoli scoperti. Contro l’Udinese, alla prima giornata, ha calciato un rigore da una parte e uno dall’altra senza lasciare scampo a Karnezis, che già aveva pagato dazio in un Udinese-Genoa dello scorso campionato. A Cagliari, domenica scorsa, ha adottato il solito metodo: e quando Storari si è lanciato sperando di aver scelto l’angolo giusto, Perotti ha mandato il pallone nel punto opposto.
PROMOSSO Ha imparato da giovanissimo, a calciare i rigori così. Studiando le traiettorie e le rincorse ma anche la statistica, che insegna una verità: di solito è il portiere a fare la prima mossa. In Argentina si esercitava molto per migliorare, stimolato dal padre Hugo che aveva giocato con il migliore esempio di sempre, cioè Maradona. Ma è stata Siviglia la sua tappa decisiva per affinare lo stile. Per questa sua abilità, abbinata alla lucidità, Perotti è stato promosso da Spalletti: in assenza di Totti e dopo l’addio di Pjanic, tocca a lui la responsabilità dei rigori nonostante la coabitazione in campo con ottimi specialisti come Dzeko, De Rossi e Florenzi.
IMMACOLATO Perotti a conti fatti può vantare un risultato importante: non ha mai sbagliato un rigore in carriera. Percentuale realizzativa: cento per cento. Non è da tutti, anzi è un privilegio di pochi eletti. Tra Siviglia, Genoa e Roma è arrivato a nove gol su nove tentativi, dimostrando qualità superiori alla media: statisticamente nel calcio si segnano quattro rigori su cinque. In passato anche Mario Balotelli aveva uno score perfetto dal dischetto, calciando tra l’altro i rigori con uno stile molto simile a quello di Perotti. Ma la sua serie si è fermata in un Milan-Napoli del 2013/14 a San Siro, quando il suo tiro venne parato da Pepe Reina: veniva da un fantastico 18 su 18 di rigori realizzati. Una volta persa la pozione del tiro perfetto poi Balotelli ha sbagliato altre due volte, contro il Genoa di Perin e il Chievo di Bardi, portando il bilancio complessivo a 24 reti su 27 tentativi (ottimo comunque, almeno quello). Il suo ultimo rigore, andato a segno, è stato nella recente semifinale di Coppa Italia: Alessandria-Milan 0-1.
STIMOLO Perotti invece conserva la purezza realizzativa. E spera di non perderla per molto tempo ancora, superando magari lo stesso Balotelli. Dopo la sosta, approfittando del riposo che gli ha concesso la pausa senza Nazionale (ha ricevuto la visita della famiglia arrivata dall’Argentina), ripartirà sicuramente titolare contro la Sampdoria. Sarà pure l’occasione per difendere un primato inatteso, quello di capocannoniere della squadra. Per Spalletti, nonostante l’incomprensione dopo il cambio tattico di Oporto, Perotti resta uno degli elementi-cardine del gioco, sia per l’adattabilità a diverse posizioni, sia per la capacità di gestire il pallone nella metà campo avversaria. Adesso poi c’è anche l’incentivo dei rigori a valorizzarlo: comprato su input di Garcia come giocatore utile, è diventato velocemente indispensabile per Spalletti.
(Corriere dello Sport – R. Maida)
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