Diego Perotti

(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese) Che quella di quest’anno fosse una Roma capace di rendere meglio in trasferta che in casa lo si era già capito da un po’. E non solo perché lo stadio Olimpico non si è dimostrato amico (5 sconfitte stagionali, sei considerando anche quella con il Torino in Coppa Italia) strada facendo, ma anche perché segnali evidenti erano già arrivati in alcune trasferte chiave (come quel- la di Firenze o di San Siro, con il Milan) e ieri sono stati confermati nella sublimazione del San Paolo. Intredici trasferte di campionato la Roma ha raccolto in tutto 28 punti, con una media di 2,15 a partita. Media che sulla proiezione campionato (le 38 gare) vorrebbe dire quasi 82 punti. Non male per una squadra che in realtà vive dall’inizio sull’altalena, tra picchi opposti di gioia e depressione. O molto più semplicemente di debolezze, come ha detto ieri Di Francesco nella pancia del San Paolo.

GOL A RAFFICA – Che poi la Roma formato trasferta è anche quella capace, appunto, di andare a fare tre gol fuori casa al Chelsea o addirittura quattro alla Fiorentina e al Napoli. Una squadra che quando gira e trova meccanismi e spazi può davvero diventare devastante. «Abbiamo lavorato bene in settimana, sapevamo di non aver fatto bene contro il Milan – dice Diego Perotti, autore del temporaneo 4-1 –. Nessuno credeva in noi e questo ci ha dato la spinta e la forza di affrontare una partita non semplice. Siamo stati in grado di passare questi brutti momenti e fare quattro gol qui». Poi anche Perotti, esattamente come aveva fatto Dzeko, punta il dito sulle critiche, ritenute eccessive: «Io le accetto sempre, ma non quando mancano di rispetto. E penso che a Roma questo qualche volta sia successo».

MOMENTO CHIAVE – Pazienza allora, meglio gustarsi la vittoria. «E speriamo che questo successo ci dia lo spunto giusto per vivere un grande finale – continua l’argentino – C’è sicuramente rammarico per quanto successo negli ultimi due mesi, ma la stagione non è ancora finita. Ci è capitato di fare vittorie importanti e poi partite di basso livello. Ora non possiamo fermarci, arriva il momento più bello della stagione». E in fondo c’è anche il Mondiale: «Ci penso sempre, ho 30 anni ed è forse l’ultima occasione che ho per giocarlo. Ma prima devo fare bene con la Roma. Questa è la priorità. Se poi arriverà anche il Mondiale sarà perfetto».



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