Appuntamento alle ore 13 a Nyon. La Roma aspetta di conoscere la prossima avversaria che dovrà affrontare negli ottavi di finale dell’Europa League. L’eliminazione dello Zenit, toglie una possibile outsider alla vittoria finale. «Il capo, che conosco bene, non sarà molto contento», ridacchia Spalletti che poi promette: «Vogliamo fare la nostra parte e dire la nostra perché abbiamo le carte in regola per superare anche gli altri turni». E in effetti, dando un’occhiata alle squadre che sono rimaste, tolto il Manchester United con il quale comunque la Roma se la gioca (e i bookmakers condividono, ndc), non sembrano esserci altre squadre più forti dei giallorossi. Con i Red Devils, Spalletti non conserva buoni ricordi, essendo stato eliminato per due volte nei quarti di finale di Champions. E a pensarci bene, nemmeno con Mourinho che lo ha sempre bruciato nel testa a testa in campionato quando era alla guida dell’Inter.
C’è comunque attesa nello spogliatoio giallorosso di conoscere il prossimo rivale: «Speriamo che non sia una squadra dura – si augura Perotti – ma adesso cominciano delle partite più complicate e tutte quelle che ci toccheranno saranno difficili». L’argentino analizza la sconfitta contro il Villarreal: «Non abbiamo fatto il nostro. Loro hanno giocato meglio tenendo un po’ di più la palla. Nel primo tempo non siamo riusciti a fare quello che sappiamo fare, nella ripresa siamo migliorati ma purtroppo abbiamo perso. Mi dispiace tanto». L’ex Genoa non cerca scuse: «Se il pensiero era già all’Inter? No, non credo proprio. Per quanto mi riguarda era da 4 partite che non giocavo e volevo fare bene al di là del risultato dell’andata. Perdere è sempre bruttissimo soprattutto davanti ai nostri tifosi». Parola a Mario Rui, tornato titolare dopo i quarti di finale di coppa Italia contro il Cesena, lo scorso 1 febbraio: «È inutile girarci intorno, ancora non mi sento lo stesso dello scorso anno. Il sorteggio? Ci danno tutti per favoriti. A noi fa piacere sentirlo, ma dobbiamo dimostrare in ogni partita che meritiamo di esserlo».
(Il Messaggero – S. Carina)
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