Diego Perotti e Stephan El Shaarawy

(Il Messaggero – A. Angeloni) Ma guarda un po’, è sparito il musino (cit. Spalletti). Quel musino che non gli “permetteva” di giocare a destra e che esibiva quando veniva cambiato o alla prima partita in cui finiva in panchina. Oggi Diego gioca a destra, corre come un pazzo, si adegua alla ineluttabile legge del turnover e non sbaglia una partita. Non mostra il musino, e qui avrebbe anche ragione, quando si procura un taglio sulla caviglia (dieci punti disutura e se ne è accorto a fine partita). Anzi, se lo porta dietro per tutto il secondo tempo e, come se nulla fosse, non abbassa il rendimento. Continua a correre e si diverte nei giochi di prestigio. Stavolta, va bene pure quando sbaglia: si inventa una rabona bellissima ma inutile, che poi d’incanto lo diventa perché il prode Larsen pensa di addormentarsi regalando il gol a El Shaarawy. Diego non sbaglia nemmeno un rigore “sbagliato”: tiro perfetto, che finisce sul palo. Primo suo errore dal dischetto. E in serata mostra la foto della ferita e dice, ridendo: «Ora so perché ho sbagliato il rigore…». Nello spogliatoio il vento è cambiato, ci sono meno veleni, più sorrisi. E addio ai musini.



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