Quando si finisce con una ruota nel fango, il rischio è che giri a vuoto senza riuscire ad uscirne. La metafora di Spalletti descrive lo stato della Roma, una squadra che si sente nel pantano e dopo tre tentativi falliti vuole rimettere la testa fuori per non compromettere l’intera stagione. Al di là delle «remuntade» da compiere nelle due coppe e del sogno scudetto tramontato con gli 11 punti di distacco dalla Juventus, c’è un secondo posto da blindare. Il Napoli è vicino, a -2, e alle 15 sfida il Crotone: vincendo può mettere pressione ai giallorossi scavalcandoli – almeno momentaneamente – in classifica. La Roma potrebbe presentarsi a Palermo da terza forza del campionato, con l’obbligo di tornare a casa con i tre punti e il secondo gradino del podio. Per dimostrare che la crisi dei 9 giorni è superata e si può ricominciare a credere nelle possibilità di una squadra che prima di perdere il derby era lanciatissima e dopo si è ritrovata a raccogliere i cocci. Chi era a bordo ed è sprofondato nel fango ha consumato energie mentali e fisiche mentre provava a risalire e sono in tanti ad avere la lingua di fuori. Nainggolan e Dzeko in primis: sono i due uomini più utilizzati in stagione da Spalletti. Spremuti per più di 3.000 minuti, mostrano segni differenti di stanchezza: il bosniaco partecipa meno alla manovra e aspetta il pallone buono, ma quando gli arriva non ha più il killer instinct che ha mostrato prima di questa serie negativa di risultati, mentre il Ninja corre comunque dappertutto e prima di Lione ha confermato la voglia di giocare tutte le partite.
Per entrambi era previsto riposo, prima che ieri Perotti si facesse male. La rifinitura è stata fatale per l’argentino, che ha sentito tirare il flessore destro ed è rimasto precauzionalmente nella capitale. Al rientro dalla trasferta siciliana, saranno rivalutate le sue condizioni e si capirà se potrà dare una mano in Europa. Eppure lui è uno dei meno usurati, basti pensare che ha giocato circa 1.200 minuti in meno di Nainggolan. Una differenza di 13 partite sulle gambe. Il terzo stop stagionale dell’ex Genoa complica i piani di turn-over di Spalletti, che avrebbe schierato Perotti al posto di Dzeko ed El Shaarawy al posto di Radja. Uno dei due macina-minuti potrebbe dover invece stringere i denti anche stavolta ed è possibile che la scelta ricada sul belga, così da mantenere un tridente mobile senza centravanti, con Salah a completare il quadro. «Dzeko può riposare e Totti inizia in panchina», ha rivelato l’allenatore prima di ricevere la brutta notizia da Perotti. Il capitano è una valida alternativa, ma più a gara in corso, e la carta a sorpresa potrebbe essere Grenier, schierato alla Pjanic dietro le punte. Paredes può dare il cambio a uno spompato De Rossi, Palmieri è in ballottaggio con Mario Rui per la corsia destra.
In difesa rientra Rudiger, a tirare il fiato sarà lo squalificato Manolas. Spalletti schiera «cavalli» freschi per uscire dal pantano: «La differenza la fanno sempre loro. Ho una rosa forte che mi permette di superare i momenti difficili». Ne sa qualcosa il Palermo, che ha cambiato allenatore e presidente (nominato tale, senza versare ancora un centesimo) e spera nella salvezza. Lopez percepisce un’aria nuova: «Baccaglini ha portato entusiasmo, noi ci crediamo. La Roma non ha finito la benzina, teniamo la guardia alta». L’ex Iena ha promesso di dare il «five» a Pallotta in tribuna, ma solo il numero uno rosanero sarà al Barbera: «Qui c’è la scaramanzia… Non parlo di aspettative sulla partita». Sulla carta non c’è storia, la Roma ha 44 punti in più e le ultime tre volte è finita in goleada. Ma dal poker rifilato all’andata all’Olimpico sono cambiate tante cose:dipende tutto dalla Roma, da quanto fango è disposta a lasciarsi alle spalle affinché la ruota torni a girare nel verso giusto.
(Il Tempo – E. Menghi)
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