Rassegna stampa
Petrachi sospeso: è guerra sul contratto
NOTIZIE AS ROMA PETRACHI – «L’AS Roma comunica che Gianluca Petrachi è stato sospeso dalle sue mansioni di direttore sportivo con effetto immediato. L’allenatore e la squadra saranno guidati direttamente da Guido Fienga, Ceo del club».
Tre righe di comunicato per anticipare la fine annunciata di un amore mai nato, quello tra la Roma e Gianluca Petrachi. Il rapporto tra il dirigente strappato circa dodici mesi fa al Torino e la società giallorossa è sospeso, anticamera di un divorzio che rischia di finire a carte bollate nelle aule di un tribunale.
Una scelta che la società ha voluto fare anche per dare un segnale a squadra e tecnico, che negli ultimi tempi erano andati in contrasto con Petrachi a causa delle sue uscite poco felici e delle sue intromissioni nella sfera tecnica (come il blitz nello spogliatoio durante l’intervallo di Sassuolo-Eoma) e non solo.
Petrachi è un dirigente vecchio stampo, abituato ad accentrare varie competenze e responsabilità e per questo la scelta della Roma di prenderlo, oggi, appare ancora di più incomprensibile. Negli ultimi tempi era entrato in conflitto anche con Ed Lippie, supervisore dei preparatori atletici della squadra, ma soprattutto occhi e orecchie di James Pallotta a Trigoria.
Mettendo insieme tutte le componenti di questo puzzle, la società ha deciso di sospendere l’ormai ex direttore sportivo, che negli ultimi giorni non ha fatto quel passo indietro che il presidente si aspettava. Resta da capire se nel frattempo sarà retribuito, argomento non secondario visto che il suo contratto scade nel 2022 e ballano un paio di milioni di euro, cifra che la Roma di oggi non può permettersi di «regalare» a nessuno. La soluzione più probabile è che la società giallorossa sarà costretta a versare una ricca buonuscita per rescindere il contratto.
Eliminato Petrachi, almeno metaforicamente, la Roma sarà governata dal trio Fienga-Baldini-De Sanctis. Il primo è sempre più dirigente di riferimento per Pallotta e punto di riferimento per la squadra; il secondo è il suo consigliere personale e sta portando avanti operazioni di mercato soprattutto con l’Inghilterra, dove la Roma ha in ballo i riscatti di Smalling e Mkhitaryan; il terzo dovrà provare a fare quello che non è riuscito a Petrachi.
In due concetti: creare un clima migliore a Trigoria e vendere qualche esubero. De Sanctis non è stato nominato direttore sportivo perché c’è la volontà di non appesantire ulteriormente un organigramma già enorme, in vista di una possibile riapertura della trattativa per la cessione della società a Dan Friedkin o per nuovi, possibili, investitori.
De Sanctis è uomo squadra, ha un ottimo rapporto con i calciatori e con Fonseca, «frequenta» già lo spogliatoio ma sa quali sono i limiti da non superare. Continuerà a lavorare al mercato della Roma e aumenteranno i suoi compiti all’interno del club, ma cambierà il suo punto di riferimento: non sarà più Petrachi ma saranno Fienga e Baldini. A loro il compito di salvare una stagione che, giorno dopo giorno, accumula problemi quando si dovrebbe pensare solo al campo.
(Corriere della Sera)
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