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Rassegna stampa

Piangi Argentina: Maradona come un capo di Stato, camera ardente alla Casa Rosada

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ULTIME NOTIZIE MORTE MARADONA – Le ambulanze arrivano in fila, ma non c’è niente da fare. Avenida Italia 4558, quartiere San Andres, comune di Tigre. Poco più di mezzogiorno, è questo l’indirizzo che in pochi minuti diventerà il centro del mondo. Qui, due settimane dopo essere stato dimesso dall’ospedale, si è spenta la vita di Diego Armando Maradona, il più grande idolo popolare argentino di tutti i tempi, un mito che va oltre il calcio, riferisce la Gazzetta dello Sport.

Diego è un pezzo d’identità, una striscia nella bandiera, la rappresentazione dell’argentino che non molla mai. E la prima reazione di tutti è la stessa: non è vero, non può essere vero. Invece sì. Non c’è modo di accettarlo, non ancora. Bisogna leggerlo diverse volte, e ripeterlo fino a farsi l’idea. I telefoni squillano: bisogna sentirlo a voce, perché i messaggi su whatsapp non bastano per capire.

Anche il presidente del Paese, Alberto Fernandez, chiede la stessa cosa. «Pensavo e volevo si trattasse di fake news, come diverse volte già successo», assicura in tv, ancora commosso. A Carlos Bilardo, il suo allenatore in nazionale, Boca e Siviglia, spengono la tv per evitare il colpo della notizia. Il suo vecchio procuratore, Guillermo Coppola, piange in radio. Oscar Ruggeri e Sergio Goycochea si emozionano come mai. I giornalisti singhiozzano in video, come accadeva durante le partite dei Mondiali. Se n’è andato Diego. Il Diego. Se ne è andato il calcio, è morta una parte dell’Argentina e di tutti.

Mentre si annunciano 3 giorni di lutto nazionale, le strade di Buenos Aires diventano più silenziose che mai. Che si fa quando è morto Maradona? Dove si va? Cosa si dice? Cosa si scrive? Risponde lui stesso, in un video della ‘Noche del Diez’ che diventa virale: «Cosa direbbe la mia tomba? Grazie per aver giocato a calcio, grazie al pallone». Lo choc e quel silenzio sepolcrale durano poco più di 3 ore. Gradualmente i posti associati alla liturgia maradoniana iniziano ad avere pellegrini timidi, senza cercare più che una vicinanza con il loro D10S.

Un fiore nella sua casa di Villa Devoto, simbolo degli Anni 80. Gente che si abbraccia su Villa Fiorito, il povero quartiere dove è nato. Tifosi che arrivano alla Bombonera e allo stadio dell’Argentinos Juniors, per essere vicini a Diego, oppure all’idea di Diego. «Non l’ho mai toccato, non l’ho mai toccato», piange uno con la maglietta del Boca, sconsolato, sapendo che non lo toccherà più. La partita del Boca per la Coppa Libertadores viene sospesa. Impossibile giocare in quelle condizioni. Dal silenzio alle lacrime, e dalle lacrime anche ai cori, perché alla fine si tratta di Diego e Maradona va celebrato.

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Nel frattempo, il corpo di Diego è nella casa noleggiata 15 giorni fa, quella dove doveva fare la riabilitazione dall’intervento per l’ematoma subdurale. In teoria doveva essere controllato da medici e psicologi, per il suo recupero e la depressione, ma nelle 2 ultime settimane di novità su ciò che succedeva in casa ce n’erano poche.

La mattina della morte c’era solo un’infermiera. «Possiamo confermare con molto dolore che purtroppo è morto Diego Armando Maradona intorno alle 12 – assicura il procuratore -. È stato analizzato dalla Polizia scientifica e la prima ipotesi è che si tratti di morte naturale, non ci sono segni di violenza». Del medico che l’aveva operato, Leopoldo Luque, non ci sono notizie. Arrivano le figlie, Dalma e Giannina, poi Jana, Veronica Ojeda, Claudia Villafañe.

Intorno alle 18, dopo l’ingresso di decine di poliziotti, il corpo di Diego esce in un van, fra gli applausi di chi aspetta su Avenida Italia. L’autopsia è all’ospedale di San Fernando, assiepato da centinaia di tifosi con striscioni, magliette e messaggi. Mentre Maradona è portato all’obitorio cantano l’inno nazionale e tentano di trovare chi è che ha mandato i droni per spiare questi ultimi momenti.

Nel frattempo arrivano migliaia di messaggi da tutto il mondo e viene confermato che il funerale si terrà alla Casa Rosada, come quelli dei capi di stato: non si sa quando, né come, ma per l’addio a Maradona non ci sarà virus capace di fermare l’alluvione di amore popolare. La notte precedente c’era stata una tormenta fortissima. Ricorderemo che il giorno in cui è morto Maradona, c’era ancora il sottile profumo della pioggia fresca, che è anche quello della pace.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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