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Rassegna stampa

Piccola Roma, sei grande. Inter, incubo Supercoppa

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Forse questa vittoria non gli cancellerà l’amarezza di non aver vissuto uno scudetto da protagonista come meritava, di certo però gli restituisce qualcosa. Perché il 31 maggio scorso Marco Tumminello pagò un’ingenuità pazzesca proprio contro l’Inter, nella semifinale scudetto, giocandosi la finale con la Juve (e il ritiro precampionato con Spalletti) per un testa a testa con l’arbitro che gli costò 6 giornate di squalifica. Quel giorno Tumminello segnò una doppietta proprio come ieri, quando ha tagliato le gambe all’Inter nel momento in cui i nerazzurri provavano a rialzarsi, regalando così all’Olimpico la Supercoppa alla Roma e il 6° trofeo a livello Primavera ad Alberto De Rossi (3 scudetti, una coppa Italia e 2 Supercoppe).

LE MOSSE – Vecchi ha scelto il solito 3-5-2, provando a fare la partita col doppio regista: Awua (buono, peccato l’errore sul 2-0) in prima battuta, eventualmente Vanheusden dal basso quando il nigeriano non ha trovato spazio per ricevere. De Rossi invece ha preferito Spinozzi a Perfection in mediana, chiedendo a Keba un extralavoro: esterno alto in fase offensiva, quarto di centrocampo in quella difensiva per cercare di riequilibrare i giochi in mezzo, dove l’Inter aveva più densità. E proprio il senegalese è stato l’uomo che ha cambiato la partita, trovando spesso spazio in verticale per andare a fare male a Gravillon, in difficoltà nell’1 contro 1. È nato così anche il vantaggio giallorosso, con Tumminello che ha pescato Keba dalla propria metà campo e il senegalese che si è conquistato il rigore dopo una serie di finte concluse col fallo di Gravillon. Sul dischetto Marchizza non ha sbagliato, nonostante Di Gregorio sia andato ad un soffio dal miracolo. È lì che Vecchi ha capito che non poteva andare avanti così, con la difesa a 3 sempre in parità numerica negli affondi giallorossi. Più opportuno passare a 4. Meglio, alla difesa a 3 e mezzo, come piace a Spalletti, con Miangue arretrato a terzino sinistro per trovare maggiore compattezza nella linea e pronto a spingere in fase di appoggio.

LA FUGA – Eppure a graffiare per prima era stata proprio l’Inter, con quel piattone ravvicinato al volo di Pinamonti su invito di Rivas su cui Crisanto ha salvato il risultato in angolo. Sembrava l’inizio di una sfida equilibrata, cosa che per un po’ lo è anche stata. La Roma però poi l’ha portata via anche col palleggio in mezzo di Bordin e Frattesi e la spinta a sinistra di De Santis. E con la grande concretezza di Tumminello, uno che se gli lasci un po’ di spazio non ti perdona (da quando è rientrato 8 gol in 4 gare). Il bello è che il 2-0 se l’è costruito da solo, rubando palla ad Auwa e chiudendo poi con un diagonale di destro, lui che è mancino, l’assist di Keba. Prima e dopo era stato Belkheir a provare a mettere paura a Crisanto, sempre affidabile. Il 2-0, però, ha spezzato gambe e idee all’Inter, la partita è finita lì. A chiudere i conti ci ha pensato ancora Tumminello di testa (su assist di Perfection) e poi Keba, tap-in su discesa di De Santis.

IL PROTAGONISTA – E alla fine, sotto i riflettori è finito soprattutto lui, Tumminello: «Sono felicissimo, è un successo voluto, merito soprattutto del mister, che ci dà grande maturità. Io? Se Spalletti chiama sono pronto, ma la mia squadra resta la Primavera». Spalletti ieri era in tribuna con il d.s. Massara e il d.g. Baldissoni. Magari quel 31 maggio è passato anche per lui e chissà che presto quella chiamata non arrivi davvero. Ultima gioia la dedica per Florenzi dei giallorossi con tanto di maglia e foto di rito.

(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese)

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