AS ROMA NEWS MOURINHO PINTO – Siamo una famiglia. Lo abbiamo sentito ripetere in decine di occasioni. Per spiegare il ritrovato feeling con una tifoseria da scudetto. Per far capire nel dettaglio come mai a 14 anni dall’ultimo successo e a 61 dall’unico precedente trionfo europeo, si fosse tornati ad alzare la prima Conference League, scrive La Repubblica.
Per sottolineare l’unità di uno spogliatoio tutti per uno, uno per tutti. Per lodare il lavoro di Mourinho. Per anticipare un futuro che, negli auspici presidenziali, in tre anni dovrebbe riportare la Roma a percepire il profumo dello scudetto. E pure, dopo la ripresa, per esaltare i sette punti conquistati nelle prime tre partite di campionato, la qualificazione ai quarti della Coppa Italia per un nuovo inizio che, perlomeno, sta tenendo agganciati i discepoli dello Special One al vagone che porta alla qualificazione in Champions.
Basta dunque essere una famiglia per ottenere i risultati? Forse. Perché se tutte le squadre fossero una famiglia, alla fine chi vincerebbe? Non può essere un’equazione matematica. Anzi. Qualche volta può essere propedeutico per una crescita anche il contrario. Basti pensare alla Roma dell’ultimo scudetto dove nello spogliatoio un aeroplanino non gradiva troppo (eufemismo) le scelte di Capello o, anche, la turbolenta notte della vigilia della penultima di campionato a Napoli.
Per certi versi ce lo sta confermando pure questa Roma. Non tanto per il caso Karsdorp, quanto per le due anime contrastanti che si sono evidenziate negli ultimi giorni. Con Tiago Pinto che ha cercato di spiegare perché la Roma non può spendere sul mercato che è sembrato sì un messaggio alla piazza ma pure al suo allenatore. E con Mou che ha risposto attraverso i suoi ventriloqui di fiducia mettendo all’angolo il general manager (perché questo è stato) facendoci sapere che Dybala, Wijnaldum, Matic e Belotti sono arrivati a Trigoria grazie a lui, per tutto il resto chiedete a Tiago.
È il quadro di una famiglia in cui più che remare tutti dalla stessa parte, ognuno va per conto suo. Se poi i risultati sono quelli di queste settimane, che si continui pure. Ma la sensazione è che un chiarimento sia necessario. I Friedkin continuino a stare in silenzio, ma facciano sentire la loro voce. Del resto è o non è il capofamiglia quello che deve risolvere i problemi?
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