Stefano Pioli

NOTIZIE FIORENTINA-ROMA PIOLI – L’incrocio di sabato ha molti risvolti perché Fiorentina e Roma chiedono ai rispettivi cammini qualcosa in più. Stefano Pioli, il normal one della panchina, ha i propri perché con la Capitale ha una lunga storia.

Pioli, partiamo proprio da qui. Come è cominciata l’avventura con la Lazio?
«In modo incredibile. Ero a Parma, in bici con Roberto, il mio migliore amico, gran tifoso della Roma. Mi chiama Lotito: mentre parlo faccio il verso dell’aquila e Roberto mi urla noooo, non ci andare’… Col presidente ci siamo incontrati e sono diventato il tecnico della Lazio».

Un bell’inizio, però il finale non fu il massimo. Perché?
«Dopo una prima stagione eccezionale, per qualità del gioco e risultati, nella seconda sono cambiate alcune dinamiche e così è finita. Peccato perché quel percorso avrebbe potuto portarci lontano».

Quali dinamiche?
«Diciamo che alcune non ho saputo indirizzarle e poi l’eliminazione nel preliminare di Champions ha reso tutto più difficile».

Lotito che presidente è?
«Molto impegnato, attento a tutto ciò che accade a Formello».

Stefano, è vero che lei è stato molto vicino alla Roma?
«Sì, ho avuto un paio di incontri con Sabatini mente stavo finendo la stagione col Chievo, per altro avevo avvertito la mia società».

Ci rimase male per non essere stato scelto?
«No perché in quelle due chiacchierate trovai una sintonia straordinaria con Sabatini, un grande conoscitore di calcio. Poi scelse Luis Enrique, ma ve bene così».

Contro la Roma, nella stagione scorsa, sconfitta pesante al Franchi e trionfo all’Olimpico. Strano, vero?
«Sono state due gare molto equilibrate. A Firenze abbiamo perso giocando un primo tempo fantastico, poi è uscita la Roma. Al ritorno ci siamo difesi molto bene».

E questa volta come andrà?
«La Roma è forte nonostante abbia perso due giocatori determinanti come Nainggolan e Alisson. Però ha trovato altri equilibri, ha personalità e fisicità. E’ una squadra da vertice».

Nelle ultime partite la Fiorentina è apparsa in leggera flessione: colpa della preparazione estiva fatta per giocare il 26 luglio in Europa anche se poi il Tas ha riammesso il Milan?
«Le nostre prestazioni fisiche sono in linea con quelle di un anno fa. Ci sta mancando solo la pericolosità in attacco».

Di Francesco che tecnico è?
«Allenatore capace, sa dare una identità alle sue squadre. I risultati parlano per lui, basta guardare dove è arrivata a primavera la Roma in Champions».

Magari non lo ringrazierà per Gerson: l’ex giallorosso a Firenze sta faticando parecchio
«Penso che lui e la squadra abbiano ricevuto troppi elogi all’inizio e ora qualche critica eccessiva. Ma è vero che Gerson deve darci di più. Tutti noi lavoriamo per crescere».

E andare dove?
«Un gradino sopra al campionato scorso».

Che serie A abbiamo in questo momento?
«Di altissimo livello perché le medio piccole stanno alzando molto il loro rendimento».

De Zerbi è il nuovo che avanza?
«Il più giovane e con idee molto chiare. Ci sono sempre più allenatori che producono un calcio propositivo».

Storie buffe: c’erano quelli convinti di un Ronaldo più in difficoltà contro le difese italiane
«Hanno sbagliato, eccome, anche se i conti si fanno alla fine. Cristiano alla fine segnerà minimo 25 reti».

Allegri è sempre più un leader?
«Tecnico completo. Prepara al meglio le partite e soprattutto le sa leggere. Max e Ancellotti per me sono i migliori italiani».

E Spalletti?
«Sta portando avanti un grande lavoro, non ci sono dubbi sulle sue grandi qualità. Luciano ha sempre ottenuto il massimo dalle proprie rose, talvolta anche qualcosa in più».

Chi è l’anti-Juve?
«Metto Ancelotti e Spalletti sullo stesso piano. Anche se la Juve rimane favorita».

A proposito di Champions, le italiane sono partite bene. Può essere l’anno buono per un trionfo?
«Le nostre formazioni sono ormai vicine ai top club europei. Ho visto grande prestazioni. Sì, ho buone sensazioni per una vittoria italiana».

Il giovane italiano più bravo è Chiesa?
«Insieme a Barella e Cutrone, ma Federico è protagonista di una crescita continua e di spessore».

Il nostro calcio prova a voltare pagina, presidenza a Gravina. Se lei si trovasse al suo posto quale decisione prenderebbe immediatamente?
«Intanto mi auguro che tutte le componenti del movimento remino dalla stessa parte. Io costringerei le nostre società di A e B a dotarsi di stadio di proprietà nei prossimi tre anni».

Secondo anno di Var: il bilancio?
«L’aspetto più importante è che venga applicato il regolamento: a noi hanno spiegato che deve intervenire oggettivamente rispetto a una decisione diversa. Agli arbitri dico di scendere in campo con una serenità superiore, sapendo che poi il Var può rimediare ad un errore».

Chiudiamo con la sfida Simeone-Dzeko
«Il giallorosso è un fenomeno, ma io mi tengo il Cholito, punto su di lui».



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