AS ROMA NEWS FEYENOORD PIOVANI – Ve lo immaginate il Maestro Nicola Piovani, compositore premio Oscar per La vita è bella, solitamente compassato e taciturno, urlare come un pazzo in una notte di febbraio all’interno della sua auto?
Potere del calcio, che spesso prende la razionalità di ogni tifoso e la manda a farsi benedire. Piovani tifa Roma da sempre, ama la sua città e a breve la omaggerà con lo spettacolo Semo o nun semo , in programma dal 12 al 17 marzo al Teatro Olimpico: “È una serata di canzoni classiche Romane che presenterò con una bella compagnia di cantanti, attori e orchestra. Ma non sono canzoni rivisitate, attualizzate, reinterpretate, no. Sono canzoni presentate in una forma molto vicina a quella originale, a come erano quando sono nate nei teatri Romani. Vedere Semo o nun semo è un modo per conoscere meglio questa città” dice intervistato da La Gazzetta dello Sport.
Dal Teatro Olimpico allo stadio Olimpico. Come ha vissuto Roma-Feyenoord?
“L’ho vista con mio fratello Nino e i miei due figli Duccio e Rocco, in un bel locale in Prati. Ma, per un impegno inderogabile, ai supplementari ho dovuto lasciarli. Ho seguito la fine della partita alla radio, in macchina. Non m’era mai successo. L’ansia ai rigori si è moltiplicata: al gol di Zalewski – di cui non mi fidavo molto – ho urlato nell’abitacolo della mia Yaris!“.
Soddisfatto della scelta di De Rossi?
“È presto per entusiasmarsi. Sono in genere contrario all’esonero in corsa di un allenatore: spesso non dà buoni frutti. De Rossi sta smentendo questa tradizione, come fece Spalletti. Il giorno dell’esonero di Mourinho ero sorpreso, come tutti, e perplesso, anche se sapevo che la situazione era ormai insostenibile. Gli allenatori a Roma di solito faticano a valicare la terza stagione e neanche il celebre Mou ha fatto eccezione”.
La Roma ha o ha avuto un giocatore da Oscar?
“Almeno uno di sicuro: Francesco Totti. Ma gente come Falcao, Pjanic, Mkhitaryan, Conti e Cafu meritano almeno la nomination“.
Come nasce la passione per la Roma?
“Ho passato la mia infanzia nel quartiere Trionfale, a via Sebastiano Veniero, che faceva angolo con via Tunisi. Ero piccolissimo, sei-sett’anni, e sentivo dire: “Attenti ché a via Tunisi ci stanno i laziali!”, per me figure mitiche dell’impero del male. Non avevo mai visto una partita, al massimo giocavo con una palletta nel cortile di casa. Ma partecipavo alle missioni pericolose dei più grandi: andavamo a scrivere sui muri di via Tunisi “Forza Roma abbasso la lazio” (minuscolo). Avevo il cuore in gola dalla paura. L’imprinting dell’infanzia ti resta addosso, indelebile”.
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