Vedere una partita allo stadio Olimpico sta diventando sempre più complicato: i tifosi stanno assistendo ad un processo di metamorfosi che andrà a cambiare abitudini da anni al centro dello stile di vita di centinaia di famiglie. Non bastavano le barriere nelle Curve che peraltro non verranno rimosse nella prossima stagione, ma proprio ieri la Prefettura ha annunciato che già dalla 1/a giornata Roma-Udinese, i tornelli d’ingresso saranno dotati di nuovi sistemi di riconoscimento biometrico del volto: il riconoscimento tramite alcune caratteristiche uniche di ognuno di noi (la distanza tra gli occhi ad esempio) . Dati mantenuti comunque per non più di una settimana e solo nel caso in cui ci siano state violenze. Un provvedimento che è stato accolto con stupore da migliaia di tifosi giallorossi: «Biglietti nominativi, tessera del tifoso e adesso questo, sono coercizioni fisiche e concettuali che i tifosi hanno subito soltanto a Roma. Una cosa esagerata e vessatoria. Sembra che ti fanno pagare il reato prima di compierlo. Penso che lo stadio continuerà a restare vuoto della parte passionale e si riempirà di tante altre cose», ha detto Alessandro Nini conduttore della trasmissione Il mio canto libero in onda su Rete Sport.
GIALLOROSSI – La novità ha lasciato basito anche Carlo Zampa storico radiocronista che da oltre 20 anni racconta ai tifosi le partite dei giallorossi: «Mi aspetto un intervento della società. Anche in Inghilterra o in Spagna ti controllano, ma non a questi livelli. Adesso mi chiedo: al di là di tutte le giuste ragioni di sicurezza, perché la gente dovrebbe andare ancora allo stadio? La Roma cerca di incentivare le famiglie, ma poi con questo tipo di iniziative perché le mamme ed i papà dovrebbero portare i loro figli allo stadio?». Domanda lecita, che ad oggi non trova risposta. Il club, infatti, ha appreso la notizia senza commentarla e molti sostenitori che hanno acquistato l’abbonamento già da mesi non hanno digerito il provvedimento: «È giusto fare prevenzione contro il terrorismo, non capisco, però, come mai queste novità vengano comunicate sempre quando la società ha raggiunto un certo numero di abbonati». Un cambiamento accolto con stupore anche da Fabrizio Grassetti presidente dell’Unione Tifosi Romanisti: «Ormai quando si va allo stadio sembra che stai commettendo un reato, sono tutti circospetti, ci sono delle file lunghissime per i controlli e le perquisizioni. Ora anche gli scanner facciali, stento a credere che verrà attuato anche questo».
La posizione ufficiale della Curva Nord in merito alle nuove misure di sicurezza non è ancora arrivata. Il tifo organizzato biancoceleste, nonostante il problema delle barriere divisorie, nelle scorse settimane aveva annunciato il proprio ritorno allo stadio, dopo un lungo periodo di assenza dovuto a molteplici fattori. L’innovativo iter a cui verrano sottoposti tutti coloro che vorranno assistere dal vivo alle partite in casa della Lazio, però, non ha lasciato indifferenti gli utenti di Internet. Da Facebook a Twitter, passando per Instagram, il termometro per misurare l’umore dei sostenitori laziali è ormai sempre più social. Jacopo, aquilotto 22enne, ha cinguettato così ieri pomeriggio: «Capisco la sicurezza, ma andare allo stadio non è più un piacere, diventa un sacrificio. Vogliono allontanarci per sempre?». Stefano, invece, tifoso classe ’74, ha postato sul web tutto il suo stupore: «E’ assurdo che i normali cittadini, che vanno a vedere una gara di calcio, vengano schedati e identificati come gli animali». I provvedimenti adottati dalle autorità, per pochi, appaiono adatti e necessari per far fronte alle più importanti esigenze legate al terrorismo internazionale, per la maggioranza, invece, sembrano eccessivi.
BIANCOCELESTI – Giovanni, ad esempio, ha commentato così la notizia attraverso il account: «Queste misure di sicurezza non ci sono nemmeno negli aeroporti, ambasciate e tribunali. Inoltre, dovrei parcheggiare la macchina a Piazzale Clodio e fare tutta quella strada a piedi?». Giuseppe, infine, ha provato a riderci su: «Scusi Prefetto, ma le analisi del sangue vanno bene di 3 mesi?». Al di là dell’ironia, della polemica e della critica, c’è anche chi, come Marcello, padre di famiglia e laziale da generazioni, ha guardato oltre: «Bisogna tornare allo stadio, perché i bambini si stanno disamorando della Lazio, facciamolo per loro e per le nuove leve. Un giorno Lotito mollerà, ma la lazio resterà». Eh sì, perché tra barriere, impronte digitali, telecamere e parcheggi, il tifoso della Lazio, da anni, vive un rapporto conflittuale con il presidente Lotito, uno dei maggiori motivi che ha portato i sostenitori biancocelesti a disertare gli spalti negli ultimi tempi. Emblematica in tal senso è la frase scritta su Facebook dal giovane Matteo: «Già non andavo per qualcuno che gestisce una squadra di calcio come fosse un’azienda, figuriamoci adesso!! #StateBeneCosì».
(Il Messaggero)
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