Da ieri, senza più alcun dubbio, è chiaro che le sorti del nuovo stadio della Roma dipendono da quelle dell’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini. Dopo che ‘La Stampa” ha pubblicato quelle esternazioni sulle relazioni e i comportamenti della sindaca, Berdini ha rassegnato le dimissioni, che sono state respinte dalla Raggi, ma «con riserva».

Negli ambienti romanisti si confida che il primo argomento con cui sciogliere la riserva sia proprio il dossier stadio: l’assessore potrebbe vedersi costretto a pagare l’incidente di ieri con una resa sul progetto Tor di Valle, o almeno un riallineamento sulla posizione della parte di Giunta disponibile ad accettare una sforbiciata contenuta, intorno al 20%, delle cubature.

Ma quello di un Berdini indebolito o “commissariato”, non è l’unico scenario possibile. C’è chi sussurra, infatti, che se Berdini è rimasto al suo posto perfino dopo quello che ha combinato, vuol dire che è intoccabile: o perché la sindaca “è più debole di lui” o perché non sarebbe conveniente mettere alla porta Berdini.

Intanto, potrebbe essere indicativo in questo senso il rinvio di ventiquattro ore del tavolo tecnico che doveva insediarsi oggi. «Solo per esigenze tecniche», assicurano i soggetti proponenti, ma in attesa di sapere come regolarsi con la figura ingombrante di Berdini si continua a perdere tempo. L’impressione, comunque, è che questo pasticciaccio dello stadio prenderà una direzione definitiva, in un senso o nell’altro, martedì, quando è stato fissato il prossimo appuntamento politico con la Giunta, probabilmente l’ultimo.

(Gazzetta dello Sport)



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