Una cessione che accontenta tutti. Meno i tifosi della Roma. L’addio di Pjanic, destinazione Juventus, si consumerà nei prossimi giorni, presumibilmente quando il bosniaco tornerà dalle vacanze negli Usa. La sua partenza, che per molti è un fulmine a ciel sereno, è stata invece preparata da mesi e alla fine soddisfa il calciatore che andrà a guadagnare di più (quinquennale da 5 milioni), la Juventus che non voleva spendere i 38 milioni della clausola e la Roma che deve gioco-forza entro il 30 giugno essere operativa sia nei riscatti da esercitare (El Shaarawy su tutti) che rispettosa dei parametri imposti dal financial fair play. Chi si sorprende ora della partenza del bosniaco dovrebbe arrossire. Perché i segnali erano evidenti da tempo. Pjanic, con il contratto in scadenza nel 2018 e forte di una stagione che lo ha visto andare in doppia cifra sia per i gol (10) che per gli assist (11), da mesi chiedeva un adeguamento contrattuale al club. La Roma – prima in privato e poi pubblicamente ha deciso di non concederglielo. Basta ricordare le frasi di Sabatini del 18 maggio («Se qualcuno pensa di venir a bussare alla porta del mio ufficio ha capito male») e dello stesso Pallotta dello scorso 5 giugno («Rinnovo a Pjanic? No, ha già un contratto»).

AUTOGOL MEDIATICI Scelta legittima, figuriamoci, che a Trigoria motivano col tentativo di fermare sul nascere un gioco al rialzo a catena all’interno dello spogliatoio (cosa che tra l’altro è già iniziato con Manolas, e Nainggolan…). Venti giorni fa Sabatini era stato categorico: «Pjanic è un delirio della Juventus. Non si tratta, chi lo vuole paga la clausola». Pallotta in un paio di occasioni gli era andato dietro. Le parole però spesso rischiano di diventare boomerang pericolosi. E così il «delirio» si è trasformato in realtà. Paradossalmente quello che stona in questa vicenda non è la cessione di per sé. Questa chiaramente viene mal digerita dalla tifoseria perché il calciatore approda alla Juventus, rivale storica e squadra da battere in ottica scudetto. Finanziariamente (non tecnicamente) però è un’operazione che può essere compresa: Miralem a bilancio figura ormai con un valore di poco superiore ai 4 milioni. Cederlo garantirà una plusvalenza di 28 milioni (il totale, 32, figurerà a bilancio ma sarà pagato in tre rate) ed eviterà giochi al rialzo sul rinnovo che erano già iniziati. Senza contare che la clausola rescissoria quest’anno è di 38 milioni: la prossima stagione sarebbe scesa a 28 (e soltanto in questo caso il calciatore avrebbe potuto intascare una percentuale minima, circa il 5% al lordo). Quello che non torna, quindi, non sono i calcoli finanziari ma la poca chiarezza nei confronti della piazza. Il promettere cose che non potevano essere mantenute e l’aver trattato con la Juve quando invece era stato garantito che il calciatore sarebbe partito soltanto dietro pagamento della clausola.

CASO RADJA In queste ore la rabbia monta nei social e nelle radio locali dove nessuno tra Pjanic e club, viene risparmiato dalla gogna mediatica. Rabbia mista a sgomento anche per quanto sta accadendo con Nainggolan che, uscito allo scoperto, chiede un aumento di stipendio. Ingaggio che aveva pattuito soltanto 11 mesi fa, rinnovando sino al 2020. Ora sta a Pallotta decidere. Appare poco probabile che dopo Pjanic a Trigoria possano privarsi anche del belga.Ma la partenza del bosniaco non basta entro il 30 giugno. Ruediger è ko (oggi risonanza magnetica, domani si opera), altrimenti avrebbe già salutato. E Conte vuole Radja. Ieri a chi gli chiedeva conto delle parole del belga, il ct ha glissato: «Ancora andate dietro a queste cose?». In effetti, è una questione nota da tempo.

(Il Messaggero – S. Carina)



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