AS ROMA NEWS DE ROSSI JURICRoma è così. La Roma è così. Smuove sentimenti profondi. Porta, in un giorno feriale, decine di tifosi a Trigoria. Estrema periferia Sud della Capitale. Qui si trova il Fulvio Bernardini, campo di allenamento dei giallorossi, scrive La Repubblica.

Qui, ieri mattina, si sono ritrovati gli ultimi romantici privati da un giorno all’altro di Daniele De Rossi. Prima promessa da coccolare, poi Capitan Futuro, poi cura per i cuori feriti dalla partenza di Mourinho. Ora improvvisamente indesiderato. E allora giù urla e strepiti contro la società, contro i giocatori. Contro tutto e tutti. Tanto a Trigoria che — ovviamente — sui social.

I mal di pancia scoppiano presto. Alle 10, a caso esploso da 90 minuti, gli scontenti sono già una piccola folla. Un pubblico col cuore mezzo giallo e mezzo rosso davanti a cui va in scena l’ultimo atto di De Rossi. Che pare in trance quanto i suoi fan: abbraccia i collaboratori, si infila nella sua Lamborghini bordò, firma gli ultimi autografi. La faccia è quella della Gioconda. Sollevato? Certo, si allontana dalla polveriera Roma. Triste? Sicuro, lo esplicita firmando autografi: «Ragazzi, ora fatemi andare». C’è un’altra vita davanti. Un altro allenatore. È il turno di Ivan Juric.

I contestatori aspettano. Volti scuri, tatuaggi e la maglietta con scritto “Facce nuove, vecchie maniere”. Un gruppetto attacca un paio di adesivi con scritto “Yankee go home” sul cancello del Bernardini contro i Friedkin, ma subito escono due steward della società e li staccano.

«Noi siamo la vecchia giardia ma siamo decimati dai Daspo, ormai lo danno anche se accendi solo un torcione e ti becchi l’obbligo di firma per tre volte la domenica pomeriggio, vallo a spiegare a tua moglie che non puoi uscire con i figli nel weekend» , spiega un tifoso di 50 anni.

«De Rossi era uno scomodo, Totti potrebbe fare da consigliere e potevano prendere un allenatore adeguato. Questa è una piazza importante non é adatta a un allenatore come Juric», attacca Luca, 30 anni, dell’Infernetto.

Al suo fianco annuiscono altri quattro tifosi. Un po’ amareggiati a dire il vero. Si aspettavano fumogeni, i blindati della polizia. I pesci tirati ai giocatori dopo Roma-Atalanta di Coppa Italia nell’anno che poi portò lo scudetto. «Ormai sono tutti leoni da tastiera, vanno tutti sui social» , dice uno di loro. Si chiama Valerio. Sul braccio ha tatuato un “si dica che ho vissuto ai tempi di Totti”. Ora a ticchettare, però, è il cronometro di Juric. Scatta la rivoluzione balcanica. Chissà per quanto, si chiedono i tifosi. Che intanto smanettano sugli smartphone.

Sui social si legge di tutto. “Mi dispiace per Daniele che, è chiaro anche ad un bambino, è stato usato dalla società per uscire da un esonero al precedente allenatore senza avere contestazioni dalla piazza. Vergogna”, attacca Roberto Chierchia sotto la nota della società pubblicata su Facebook per dare l’addio a De Rossi.

“La Roma è un’altra cosa”, attacca il consigliere comunale del Pd, Lorenzo Marinone. Fa parte della stessa Assemblea capitolina che dovrà dare l’ultimo via libera sul nuovo stadio della Roma a Pietralata. “I romanisti non rimangono mai soli. Grazie Daniele. Ddr resterà sempre uno di noi”, colleziona like Luca Mendola.

Fuoco di fila anche dai vip. Eccoli, contattati dall’AdnKronos. Massimo Ghini reagisce così: «Mi sembra che ci sia, all’interno della società, un meccanismo completamente saltato: abbiamo mandato via Mourinho, Daniele De Rossi si è preso una responsabilità che non so chi altro sarebbe stato in grado di prendersi. Abbiamo fatto una campagna acquisti isterica, perché fino all’ultimo non abbiamo capito chi c’era, e chi non c’era, chi è stato mandato via e chi c’è tuttora. Mi sembra di vivere in una dimensione quasi fantascientifica».

Quindi Lino Banfi: «Senza Totti e De Rossi non c’è più alcun riferimento all’amore, all’affetto per la bandiera e la squadra. Per fortuna però siamo solo all’inizio del campionato, vediamo ora cosa succede».

«Non sapevo neanche – pare cadere dalle nuvole Claudio Amendola mi dispiace tanto per il ragazzo. Questo sport mi fa schifo. La società manda via un allenatore dopo poche partite quando non è stata in grado di dargli la squadra che voleva. Si sapeva che Dybala non sarebbe rimasto, si è costruita la squadra di conseguenza. Questo è stato un grande errore». Per il resto, parola al campo.



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