Edin Dzeko

(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini) Nel novembre 2010 il mondo scopriva Wikileaks e il suo ideologo più famoso Julian Paul Assange. Oltre 251.000 documenti segreti venivano riversati in Rete e alcuni misteri più o meno grandi cominciavano a trovare una spiegazione. Proprio in quei giorni però – esattamente il 3 novembre – ne iniziava un altro piccolo piccolo: perché da quella data la Roma non riusciva più a vincere in trasferta in Champions League? Cambiava la proprietà, cambiavano dirigenti, cambiavano allenatori, ma la costante rimaneva. Tutto questo fino a ieri. Finché il solito Edin Dzeko non ha deciso con il suo gol – il 10° in carriera Champions e il 7° in altrettante gare stagionali – la partita contro il volenteroso (e nulla più) Qarabag.

PASSIVO – Come dire, il volo che oggi riporterà la Roma a casa sarà più carico rispetto all’andata. Ci saranno sopra sorrisi e zavorre, che sbilanceranno pensieri e parole almeno fino a domenica, quando si dovrà affrontare a San Siro il Milan. Grazie alla zampata del centravanti bosniaco, infatti, all’imbarco Eusebio Di Francesco porterà in una sacca virtuale i tre punti conquistati a Baku e il niente affatto disprezzabile gruzzoletto rappresentato dal milione e mezzo di euro che la Uefa assegna ad ogni vittoria. Assai utile, visto che la prossima settimana il Cda licenzierà un bilancio (al giugno scorso) in rosso per 42,6 milioni.

SOFFRIRE – L’altro bagaglio da imbarcare – stavolta in eccesso – è rappresentato dalle perplessità che un successo del genere provoca nei tifosi giallorossi. E allora, alla domanda se è meglio vedere il bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto, a rispondere ci pensa il mattatore, quello che ha riaperto la strada dei successi in trasferta dopo quasi 7 anni. «In questo match era più importante vincere che giocare bene – spiega Dzeko –. Dovevamo chiuderla nel primo tempo, invece abbiamo subito il loro gol e abbiamo sofferto. Però alla fine abbiamo fatto la cosa più importante: prendere i tre punti. Nei primi quindici minuti abbiamo segnato due gol, e meglio di così non potevamo iniziare.Poi però la rete presa ha dato fiducia al Qarabag, che ha iniziato a pressarci e così non siamo più riusciti a fare il nostro gioco. Anche le grandi soffrono e quando succede bisogna farlo tutti insieme. Anche questa è una qualità».

VERSO SAN SIRO – In questi tempi in cui vanno di moda le vittorie sporche, anche la Roma si unisce al trend e porta a casa quei punti che – proprio come i sesterzi di Vespasiano – «non olent», cioè non puzzano affatto. Anzi, profumano di sicura qualificazione in Europa League, qualora il girone di Champions – che raccoglie anche due reginette come Chelsea e Atletico – dovesse sancire un 3° posto. Ma guai a dare tutto per scontato. Con uno Dzeko capace di interrompere un simile tabù di Champions, le notti di Londra e Madrid potrebbero riservare sorprese.



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