Mauro Icardi

Quella di ieri per il pubblico della Roma è stata una notte un po’ folle e con poca logica. La squadra giallorossa gioca e lo fa bene per un’ora: un gol (Dzeko l’autore), tre pali e qualche occasione sprecata. Ma vince l’Inter. Spalletti è stato abile a rimediare, in parte, all’errore di partenza: un’Inter con poco equilibrio, ma soprattutto poche idee là in mezzo. Poi, complice la dea bendata, la svolta. All’Olimpico fischi e nessuna riconoscenza da parte del pubblico per Spalletti. Roma in apnea nei primi minuti di gara, ma è solo una fotografia del momento.

Poi meglio per 70 minuti. De Rossi non sbaglia un tocco, Strootman pure e Nainggolan è il solito incursore dalle mille facce. Risultato? La Roma avanza, guadagna spazio e punge: Perotti manda in tilt D’Ambrosio, Dzeko fa perdere le tracce alla coppia che dovrebbe disinnescarlo, Miranda più Skriniar.

Spalletti sfrutta l’intervallo per disegnare una nuova Inter: fuori Gagliardini, spazio per Joao Mario con Borja Valero nuovamente nel cuore della manovra. Il copione non cambia, anzi: arriva il terzo palo giallorosso (stavolta tocca a Perotti dopo i legni di Kolarov e Nainggolan), ma arriva anche il colpo che non ti aspetti perché Icardi beffa Alisson e l’Olimpico. E’ in questo preciso momento che comincia un’altra partita: alla pari, ma con un attaccante, Icardi, che si impossessa del duello come solo i più grandi sanno fare. L’argentino completa il suo capolavoro con il secondo sigillo personale, Vecino esulta e Spalletti salta di gioia. Vince l’Inter, la Roma deve capire come ha perso.

(La Stampa)



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