Edin Dzeko

(Il Messaggero – A. Angeloni) Guardalo, sembra Totti. Quando il Capitano decideva che il pallone doveva restare lassù, vi restava. E il tempo, per tutti, scorreva più veloce. La protezione della palla e non solo, l’essere sempre a disposizione del compagno, la qualità, questo era Totti. Lavoro sporco, quello che solo gli intenditori notano, e la giocata (anche) per la massa, vedi stop e scarico per Under nell’azione del gol vittoria alla Sardegna Arena, questo è Dzeko. C’è tanta roba in Edin, l’uomo in più di questo scorcio di 2018. Dobbiamo ricordare che stava per non esserci? No, ormai è inutile. Dzeko c’è, è vivo e lotta assieme a noi e agli altri. «Si carica la squadra sulle spalle», va dicendo pubblicamente Di Francesco, che non è mai dispensatore verbale di amore. Ma stavolta Eusebio ha fatto un’eccezione, perché Edin è un calciatore particolare, è una sorta di capitano, per certi versi come quel Capitano che ha smesso quasi un anno fa. Edin, a Cagliari, non ha fatto gol, ma come se lo avesse fatto. Partita mostruosa per intensità, per dedizione, per qualità, peccato che questa stagione stia per terminare, ci sarebbe piaciuto osservarlo e ammirarlo ancora un altro po’. Quello che vediamo è il classico giocatore amato dagli allenatori, sarebbe piaciuto tanto anche a Spalletti, che lo voleva più cattivo.

BOSNIACO VOLA – E’ uomo squadra, la squadra in un uomo, per questo un capitano, come quel Capitano. Come lo è oggi De Rossi. Un centravanti alla Voeller, con nelle gambe molti gol in più, ma con quella stessa tigna che ha depositato il tedesco nei cuori dei tifosi della Roma. Anche i più piccoli, quelli che non lo hanno visto giocare, oggi sanno chi sia Rudi, cosa abbia significato per il mondo giallorosso ed è rimasto il tedesco volante. Edin ha spiccato il volo come Rudi. Perché, come lui si è innamorato della Roma. Quando c’è sentimento, è tutto più facile. Fatelo dirigente, un giorno, sperando lontano. E’ una bella presenza, lo sarà, lo sarebbe anche fuori dal campo. Sicuro.

FORZA E RESISTENZA – Uno scatto palla al piede nel recupero, o un ripiegamento quasi da terzino sempre nei minuti finali, fanno oggi di Edin un calciatore completo, un attaccante moderno. Per non parlare dei colpi di testa nella propria area sulle palle inattive. Senza mai dimenticare, e non è il caso di Cagliari, la brillantezza sotto porta e domenica c’è la Juve (le curve dell’Olimpico già sono esaurite), la sua prima vittima. Tornando al 2018, per lui è stata un’altra vita. Gol a ripetizione: 8 in campionato (Atalanta, Sampdoria, Benevento, 2 Napoli, Bologna e 2 Chievo), più cinque in Champions League dallo Shakhtar (1) al Liverpool (2), passando per il Barcellona (altri 2). L’anno prossimo, quando Edin si avvicinerà ai 33 anni, la Roma dovrà fargli un regalo: una bella/efficiente alterativa, per non fargli giocare, come quest’anno, 47 partite (e ne mancano ancora 2. Sarebbe un bene per tutti, anche per Dzeko, il capitano senza fascia. Ma con la faccia da capitano.



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