Josè Mourinho, Dan Friedkin

AS ROMA NEWS FRIEDKIN – Si potrebbe pensare ad una scelta. E forse a pensarci bene è anche così. Ma è evidente come un po’ per tutti a Trigoria la partita della vita sia quella di giovedì prossimo a Leverkusen e non quella di oggi pomeriggio a Bologna, scrive La Gazzetta dello Sport.

Perché poi, a conti fatti, paradossalmente Budapest appare molto più vicina del Dell’Ara e l’Europa per la Roma sembra sempre più il giardino di casa sua. Molto più della Serie A, dove lo scorso anno ha chiuso al sesto posto e quest’anno balla esattamente nella stessa posizione (che poi potrebbe diventare anche settima, considerando lo scontro diretto a sfavore con l’Atalanta).

Ecco allora perché Rui Patricio e Dybala sono rimasti a casa e molti altri giallorossi oggi siederanno in panchina. Questione di scelte, appunto. Dando una carezza in più a quell’Europa che la vede sempre più protagonista.

Insomma, con José Mourinho la Roma sta cercando la sua consacrazione definitiva in Europa, fattispecie che nasce dalla semifinale di Champions League del 2017/18 (con Di Francesco alla guida dei giallorossi), prosegue con quella di Europa League con Fonseca (2020/21) e finisce con il trionfo in Conference League dello scorso anno a Tirana, quando i giallorossi superarono il Feyenoord con un gol di Zaniolo.

Adesso c’è quest’altra avventura contro il Bayer Leverkusen, con la Roma che è l’unica squadra nel Vecchio Continente ad aver fatto 4 semifinali europee negli ultimi sei anni (come lei solo il Real Madrid, che però le ha piazzate tutte in Champions). Basterebbe tutto questo per poter certificare lo spessore europeo raggiunto attualmente dai giallorossi. Poi però c’è altro. Molto altro ancora.

Giovedì scorso, allo stadio Olimpico, c’erano infatti molti volti noti del calcio europeo, a dimostrazione del ritrovato splendore giallorosso nelle partite che contano. Ad iniziare da Aleksander Ceferin, il presidente dell’Uefa, inquadrato più volte delle telecamere al fianco di Dan Friedkin, il presidente della Roma. I due hanno parlato di tante cose, ad iniziare dalla svolgimento della partita, è evidente, ma non solo di quello. La Roma, ad esempio, ad inizio stagione ha firmato un settlement agreement con l’Uefa che ha scadenza 2027 e che in questo momento non vede i giallorossi in una posizione di grandissimo favore a livello di adempienze agli accordi presi.

Magari Friedkin e Ceferin avranno parlato anche di questo. Con loro c’era anche Gabriele Gravina, presidente della Figc e vicepresidente Uefa, un altro con cui Friedkin ha da un po’ delle relazioni di buon livello. Ma che il presidente della Roma sia oramai ben radicato nelle stanze dei bottoni europee lo dimostrano il suo inserimento all’interno del board dell’Eca e anche l’arrivo recente in giallorosso di Lina Souloukou, il Ceo arrivato da poco a Trigoria e con un passato alla guida dell’Olympiacos.

Ma se c’è una Roma che in Europa sta crescendo nelle relazioni, ce n’è anche un’altra che in campo conferma tutta la bontà del lavoro fatto fuori. Anzi, forse sta andando anche oltre, considerando che la squadra di Mourinho attualmente occupa la decima posizione del ranking Uefa (94 punti contro i 140 del Manchester City, capolista), davanti a club del valore di Inter, Ajax, Siviglia, Dortmund, Atletico, Benfica, Napoli, Porto, Tottenham, Arsenal e Milan, tanto per intendersi. La Roma nella top ten europea vuol dire poi anche poter andare a «vendersi» il brand in modo molto più efficace.

Ed allora è anche comprensibile come Mourinho abbia scelto, decidente di fare all in sull’Europa League, nonostante la sconfitta del Milan di ieri a La Spezia tenga ancora in corsa la Roma per un posto nella prossima Champions League (considerando la posizione sub-judice della Juventus, ovviamente). Ma le fiches la Roma le ha messe tutte sull’Europa e sulla sfida di giovedì prossimo, a Leverkusen.

Perché poi, dopo l’1-0 dell’andata, sembra molto più facile (o possibile che si voglia) poter vincere la competizione europea che centrare il quarto posto, considerando la situazione degli infortunati, i tanti assenti e il calendario (con le difficile trasferte di Bologna e Firenze). E poi, a pensarci bene, vincere due coppe di seguito darebbe davvero un lustro assoluto alla Roma. Proiettandola definitivamente tra le grandi d’Europa.



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