ULTIME NOTIZIE INTER DZEKO PROSINECKI – Raramente per le strade del calcio si sono visti talenti più puri (e lunatici) di Robert Prosinecki. È il genio croato che per un po’ ha allenato pure la Bosnia: 21 mesi sono bastati per conoscere fino in fondo la qualità del nuovo centravanti dell’Inter. Queste le sue parole a La Gazzetta dello Sport:
Prosinecki, che pensa del suo pupillo Dzeko in maglia nerazzurra?
«Penso che sia stata una scelta meditata: non è vero che l’Inter si è fatta prendere alla sprovvista, quanti attaccanti con qualità superiore a Edin ci sono oggi in circolazione? Io ne vedo pochi. E allora guai a sottovalutare questo acquisto: hanno preso un top, uno che sa giocare con tutti i partner d’attacco».
Sì, ma anche a 35 anni sarà ancora lui?
«Nel calcio di oggi si vedono sempre più giocatori resistere fino a quella età. Dzeko ha conservato il proprio fisico al massimo. L’ultimo non è stato il suo miglior anno per ragioni esterne, ma ora da lui io mi aspetto una stagione super. Se poi lui è felice fuori dal campo, lo è anche dentro».
E a Milano sarà felice?
«Nelle scelte delle sua carriera grande influenza hanno sempre avuto la moglie e i figli. Si sono sempre sentiti bene a Roma, ma penso che saranno tranquilli anche a Milano».
Ma rispetto a Lukaku è un passo indietro per l’Inter?
«Per me no, sono semplicemente due campioni diversi. Uno è più forte fisicamente, quando si gira e parte non lo tieni più, ma anche Edin col fisico si fa sentire: provate voi a togliergli la palla in un corpo a corpo? Semmai, è un giocatore più di tocco, che sa usare la tecnica nello stretto, ma questo lo avete visto da vicino in tutti questi anni in Italia. Per molti anni è stato il giocatore più decisivo della Roma».
Come farà a entrare nei cuori di tifosi così delusi e scettici in questo momento?
«Facendo quello che sa fare: assist, gol, giocate di qualità. Questo basta, credetemi».
Adesso lo aspetta il 9 nerazzurro: peserà sulle spalle?
«Ma per me è un 9 e mezzo, un 9 che tende al 10. Un attaccante completo che può aiutare anche Lautaro ad avvicinarsi alla porta. Lui ha la capacità di migliorare anche gli altri, non è da tutti».
Che ricordi ha del tempo trascorso insieme nella Bosnia?
«Era il capitano della squadra, ma pure qualcosa di più: un riferimento per tutti, anche per me. Più che una partita, ricordo il nostro rapporto che ancora continua. E per questo sono felice dei suoi successi».
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