Eusebio Di Francesco

Ci ha messo un po’ a capire qual era la sua vera natura. Correre a mille all’ora, lottare sempre per un obiettivo, comunicare con chiarezza: aveva vissuto per quello fin da quando, ancora adolescente, aveva lasciato la sua San Giovanni Teatino, terra di confine tra Pescara e Chieti, per diventare calciatore professionista a Empoli. Appesi gli scarpini, Eusebio Di Francesco ha avuto diverse vite, prima di trovare quella vera. La sua. Che lo ha portato da qualche giorno a toccare con mano un sogno: tornare da allenatore alla Roma. «L’ho sentito pochi giorni fa, mi ha emozionato vederlo di nuovo a Trigoria: sta realizzando il suo sogno più grande, ma se l’è meritato sul campo, con il lavoro», dice di lui un amico fraterno, Carmine Gautieri, neoallenatore del Pisa.

LA CRESCITA – Di Francesco ha fatto di tutto prima d’intraprendere la strada attuale: team manager, direttore sportivo e allenatore. In passato ha addirittura giocato per un anno nella Serie B di calcio a 5 con il Marina Città Sant’Angelo. Il suo Abruzzo gli ha dato la spinta e tutte le chance per sperimentare, capire, maturare. Dieci anni fa, ad esempio, nel 2007, appena terminata l’esperienza da team manager della Roma e il corso da direttore sportivo, scelse un posto dietro la scrivania della Val di Sangro, in Serie C2. Non fu un’esperienza esaltante, anche se da lì iniziò il rapporto con Danilo Pierini, il tecnico ternano che allenava la piccola squadra abruzzese e che lo ha seguito a Pescara, Lecce, Sassuolo e Trigoria con il vice Tomei. Il ruolo di d.s. gli stava stretto, ma ecco una nuova chance: la prima panchina, a Lanciano, in C1. Solo sei mesi in panchina, fino al gennaio 2009, prima di uno scottante esonero. Decisivi per capire che quello era il futuro. Capisce che per arrivare in alto, deve prendere la rincorsa da lontano. E sceglie la Berretti del Pescara. «Ricordo benissimo che lo chiamammo per fargli fare esperienza e verificare se fosse pronto, in caso di necessità, per guidare la prima squadra, che allora era in C1», racconta l’ex presidente del Pescara, Peppe De Cecco. «Ragazzo riservato, ma molto determinato. A gennaio arrivò l’esonero di Cuccureddu e puntammo su di lui. Vinse quel campionato, dimostrandoci che ci avevamo visto bene, aiutato anche da un pizzico di fortuna. Sognava già la Roma? Non lo ha mai detto in pubblico perché è troppo umile per illudere ed illudersi. Noi non avevamo alcun dubbio sul fatto che sarebbe arrivato tanto in alto, anche dopo l’esperienza con il Lecce, finita male». Il Pescara voleva lottare per la Serie A con lui, nel 2011, ma lui decise di andare in Salento, lasciando un’eredità pesante: il nome del «maestro» Zeman come successore nel club abruzzese.

DISPONIBILITA’ – La carta vincente di Eusebio è stata una comunicazione diretta ed efficace, uno stile zemaniano ammodernato. Così ha affrontato le tappe della sua crescita e l’essere una star del calcio. Assieme all’amico Delli Carri è titolare di un lido al confine tra Pescara e Francavilla. Era lì anche domenica scorsa, con la moglie e i figli, in attesa della firma con la Roma. Chiacchierate con i vicini di ombrellone, sorrisi per tutti, questo è Eusebio. Come se tutto fosse ancora fermo ai tempi della Berretti pescarese o agli anni in cui sulla sua spiaggia era facile incontrare Di Biagio, Candela o Montella palleggiare con il piccolo Federico, oggi anche lui stella in Serie A con il Bologna. Anche nell’attività di famiglia, un noto hotel nella sua San Giovanni Teatino, non ha mai smesso di occuparsi della gestione ogni volta che ne ha avuto il tempo: rapporti con i clienti, con i fornitori e con il personale. Sempre disponibile per un caffè o una rapida battuta, ancora di più per eventi di solidarietà e beneficienza. Anche questo fa di lui un vincente.

(Gazzetta dello Sport – A. D’Angelo)



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