ULTIME NOTIZIE AS ROMA LUIS ENRIQUE – C’è stato un momento in cui la Roma ha guardato forte in casa Ajax. E non solo per vedere se c’era la possibilità di portare a casa i suoi talenti (da lì sono arrivati prima Stekelenburg e poi Kluivert, ma poteva esserci spazio anche per Ziyech e non solo), ma anche per prendere spunto da un modello che da sempre risulta essere vincente, scrive La Gazzetta dello Sport.
Qualcuno disse che la Roma voleva copiare, qualcun altro sottolineò come guardare in casa di chi riesce a fare le cose per bene non è certo una colpa. Era la prima Roma americana, quella di DiBenedetto e Luis Enrique, con il triumvirato di dirigenti formato da Baldini, Fenucci e Sabatini. L’idea era quella, appunto, di fare una filiera, facendo giocare tutte le squadre alla stessa maniera: 4-3-3, il modulo voluto dallo stesso Luis Enrique.
Dai Giovanissimi dell’epoca (oggi Under 14) alla prima squadra, trasmettendo a tutti gli stessi valori e gli stessi insegnamenti. Una scuola di calcio basata sulla stessa identica filosofia, che avrebbe poi dovuto portare la Roma a costruirsi talenti in casa in quantità industriale esattamente come fanno dalle parti di Amsterdam. «E allora la speranza è che tra qualche anno si inizi a parlare di modello-Roma e non più solo di modello-Ajax», disse Luis Enrique, che di quel progetto era un po’ il promotore, venendo da una scuola con dei principi simili come quella del Barcellona.
Già, perché il progetto avrebbe dovuto sfociare poi nella squadra B, ultimo tassello di un puzzle complicatissimo. Quella stessa squadra B dove i giovani dell’Ajax si fanno le ossa (oggi nella Eerst League, la Serie B olandese) e dove imparano cosa vuol dire confrontarsi con i professionisti e non più solo con i giovani. Lucho però durò solo una stagione e quell’idea di fare della Roma un alter ego dell’Ajax tramontò.
Ma di giovani talenti la Roma ne ha sfornati sempre tanti lo stesso (basti pensare ai vari Totti, De Rossi, Aquilani, Romagnoli, Florenzi, Politano, Caprari, Verre e Scamacca, Verde, Ricci, Verre e Pellegrini, solo per nominare alcuni dei top), grazie soprattutto alla competenza di Bruno Conti. Che più del modello-Ajax si è sempre fidato di se stesso. E del suo immenso intuito.
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