Dicono che il passato a volte faccia male. Non a questa Roma. La favola dell’anti-Juve continua nonostante il Sassuolo, Di Francesco e Politano, Pellegrini e Mazzitelli: allenatore e giocatori made in Trigoria, gente di casa (e qualcuno a casa magari tornerà) che avrebbe pagato per toglierle il sogno di restare aggrappata alla Juventus. Forse la Roma di una volta si sarebbe sciolta dopo lo svantaggio davanti a quelle facce “amiche”. Quella di oggi invece vince in rimonta 3-1, segna altri 3 gol (26 totali) perché è prima di tutto l’anti-Roma: è capace di combattere i propri demoni, i propri vizi strutturali. Spalletti l’aveva quasi minacciata: «Qui serve vincere, chi non regge via, fuori». Fare il duro evidentemente funziona. Perché oggi la Roma è ancora lì, a 2 punti dal primo posto della Juve, a guardare il calendario che da adesso in poi offrirà in serie Empoli, Bologna, Atalanta e Pescara.
E pensare che tutti o quasi s’erano convinti non fosse aria. Succede, se arrivi con un curriculum di 3 vittorie in altrettanti viaggi al Mapei e addosso l’etichetta del tabù di Di Francesco (non ha mai vinto). Succede, se Cannavaro nell’unica proiezione offensiva della carriera trova quell’angolo di cielo che né Fazio né Manolas avevano pensato potesse trovare. Succede, se in una notte meno luminosa delle ultime, la sorte si materializza due volte sotto forma di una traversa.
Ma succede anche di sbagliarsi, a dare per morta questa Roma. Che per anni ha invocato un nuovo Batistuta, facendosi rodere il fegato quando il centravanti che serviva finiva altrove, al Napoli o alla Juve. Dopo averne bruciati una mezza dozzina (Borriello, Osvaldo, Bojan, Borini, Destro, Doumbia) il centravanti ha scoperto di averlo: Edin Dzeko, il rinnegato, il disgraziato. Dieci partite, dieci gol: nessuno difficilissimo, tutti pesanti come sassi. Un anno fa in tutto il girone d’andata aveva segnato tre volte, a Reggio ne fa due insieme: la sorte prova pure a metterlo alla prova, a testarne la reazione nervosa, mandando sulla traversa il primo spunto della sua partita. Un anno fa l’avrebbe ucciso, oggi è benzina.
Unico neo, le lacrime di Florenzi, uscito in barella sotto gli occhi di un disperato Spalletti: «Mister, mi sono rotto il crociato», avrebbe detto a caldo il giocatore. Ma il primo test articolare ha evidenziato stabilità del crociato anteriore e il ginocchio non si è gonfiato, per lo staff medico «sono segnali positivi». Esami nella notte.
(La Repubblica – M. Pinci)
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA