Zdenek Zeman

Zdenek Zeman ritrova la Roma con solo 4 reduci della sua gestione nel 2012. Il terzo portiere Lobont e i tre romani Totti, De Rossi e Florenzi. Poco resta di quella squadra in cui le questioni spinose erano all’ordine del giorno. Ad esempio quella di Pablo Daniel Osvaldo, che proprio a Pescara 4 anni fa ripartì in fretta e furia alla volta di Londra per assistere ad un concerto dei Rolling Stones. Zeman era stato ben felice di ritrovarlo dopo l’esperienza a Lecce, ma aveva chiesto al club pugno di ferro per la sua gestione e massimo supporto nelle decisioni. Alle parole della dirigenza non seguirono i fatti. Quella fuga dell’attaccante dall’Adriatico, avallata dal club, fu uno dei primi grandi momenti di rottura tra il boemo e il club giallorosso. Poi il rapporto con De Rossi, l’unico che ritroverà in campo oggi. Il numero 16 non faceva impazzire Zeman, che voleva preferigli Verratti e che poi punto su Tachtsidis. I fatti, cioè il rendimento del ragazzo e della Roma tutta, non gli diedero ragione.

Una «mancanza di regole» denunciata quando era a Trigoria (e che ha ricordato anche in questi giorni), che fa il paio con quello che il boemo ha aggiunto di recente sul progetto romanista: vendere per necessità e non per scelta. Della rosa che si trovò ad allenare nel 2012/­13 sono rimasti in pochi, allargando il conto anche a Balzaretti (ora dirigente) e Castan (ancora di proprietà del club giallorosso ma ora al Torino). La rivoluzione romanista ha portato negli anni soldi e crescita del fatturato, ma non i risultati, visto che nelle coppe l’unica finale è arrivata proprio 4 anni fa grazie a Zeman (al quale subentrò Andreazzoli) e in campionato la storia è nota.

(Gazzetta dello Sport)



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