(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini) Il Grande Vecchio, dall’alto, li benedice. «Vittoria importantissima, che ci fa crescere come gruppo», dice Francesco Totti, dopo che la Roma liquida il Milan con buona facilità. È felice l’ex capitano. Nello stadio in cui lo scorso anno Spalletti gli negò l’ultima passerella a partita virtualmente vinta, l’ex capitano di due generazioni giallorosse vede i romani crescere seguendo le sue orme. Oltre a capitan De Rossi, sugli scudi ci sono loro, Alessandro Florenzi e Lorenzo Pellegrini. Due ragazzi nel giro azzurro, anche se all’esterno – nei prossimi due impegni contro Macedonia e Albania – sarà il centrocampista a tenere il posto in caldo. Nessun problema comunque per Florenzi, che non segnava in Serie A da 546 giorni (avversaria la Lazio). E non lo ha fatto in uno stadio qualsiasi, visto che proprio a San Siro contro l’Inter, nel settembre 2012, aveva realizzato la sua prima rete in A. «Eppure poteva andare meglio – dice alla fine – visto il gol che mi sono mangiato. Il Milan è una grande squadra, ma la Roma c’è e ha meritato la vittoria. Se siamo da scudetto lo dirà solo il tempo, noi dobbiamo continuare così con questa fame e pensare solo a noi stessi. Forse questa per noi è la vittoria più significativa, siamo contenti di aver dato questo bel segnale di personalità. Nel momento più difficile siamo venuti fuori. E poi, dopo essere rimasto fuori quasi un anno, questo gol per me ha un grande valore».

PELLEGRINI FELICE Il gruppo è anche questo, è Pellegrini che dice: «Quando Alessandro ha segnato ero più contento di lui. Il Milan è una grande squadra, ma volevamo i 3 punti e ci siamo riusciti. Sono soddisfatto di questo inizio di stagione sia per me che per la squadra. Dopo la sosta ci sarà il Napoli, ma ci sentiamo una grande anche noi e faremo di tutto per ripartire forte e vincere. Per quello che mi riguarda, non c’è niente di meglio che andare in Nazionale dopo una vittoria a San Siro».

COME CALLEJON A fine gara li coccola anche Di Francesco. «Su Florenzi dico solo che a me non serviva il gol per capire che giocatore alleno, che voglia e testa ha. Dove lo metti sta, ma in senso positivo. Accetta ogni cosa, sa fare tutto. Lui un giorno mi disse di essere un terzino fortissimo, ma secondo me così si limita perché da esterno è un grande giocatore, ha tempi di entrata e inserimento. È un piccolo Callejon, un giocatore unico». Un complimento importante che fa il paio con quelli che riserva al centrocampo con l’ingresso di Pellegrini. «Anche grazie a lui ci siamo abbassati di meno e non abbiamo sofferto più di tanto». Proprio vero. Morale? Anche se capitan Totti è ormai solo una nostalgia, della Roma dei romani possiamo imparare a fidarci lo stesso.



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