NOTIZIE AS ROMA STADIO PARNASI – Dopo oltre due settimane dietro le sbarre, Luca Parnasi ha alzato bandiera bianca. Il costruttore, ex amministratore unico della Eumova, dopo essersi lasciato andare a un interrogatorio-fiume sullo stadio della Roma a Rebibbia, vuole tornare a casa.
Attraverso i suoi avvocati ieri ha chiesto la scarcerazione. Il «dominus» dell’associazione a delinquere, come lo definisce il gip nell’ordinanza dell’operazione “Rinascimento”, chiede di tornare in libertà. O, in seconda battuta, vorrebbe ottenere almeno gli arresti domiciliari. Un premio per aver vuotato il sacco, per aver confermato le accuse della procura e il ruolo dell’ex presidente di Acea Luca Lanzalone, l’avvocato di Genova arrivato a Roma per commissariare la giunta Raggi sul dossier Tor di Valle e conquistarsi le simpatie del M5S.
Non solo: Parnasi, nel corso del botta e risposta con i pm in cui ha spiegato di aver sempre «pagato tutti» i partiti, si è fermato a lungo su una lista di 15 nomi. Quindici politici locali: «Ho versato nei loro conti somme fino a 4.500 euro». Quanto basta per evitare l’obbligo di rendicontazione. Poi il proprietario dei terreni su cui dovrebbe sorgere la nuova casa del club giallorosso ha messo le mano avanti: «Quei soldi servono soltanto a tenere buoni rapporti. Non c’è nessuno scambio dietro». Un giro di parole per evitare, almeno dove non si parla di stadio, l’accusa di corruzione. Dell’elenco, oltre alle Onlus e alle fondazioni legate a Lega e Pd, farebbero parte alcuni dei volti già finiti nell’inchiesta: tra questi ci sono Riccardo Agostini (LeU), Luciano Ciocchetti (Noi con l’Italia), Renata Polverini (FI) e Claudio Mancini (Pd)
(La Repubblica – M. E. Vincenzi)
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