Radja Nainggolan

(Il Tempo – E. Menghi) Amore o odio, Nainggolan potrebbe dover scegliere. O meglio, sarà Di Francesco a farlo per lui nelle prossime ore. La diffida pesa sulla grinta del belga, cuore cagliaritano e nemico dichiarato della Juventus, e non sono ammessi errori nei calcoli di un calendario che prevede prima la sfida da ex, e poi la battaglia di Torino. Radja è a rischio squalifica e se dovesse scendere in campo domani dovrebbe farlo col freno a mano tirato, e andare contro natura. Per questo motivo, Eusebio sta ragionando sulla possibilità di mandarlo in panchina, evitando di compromettere la sua presenza nel big match della settimana prossima. Finora l’allenatore ha dimostrato di pensare in prospettiva con una logica di turnover che gli ha permesso di fare una buona gestione della rosa e, se in genere si basa sulle condizioni fisiche dei suoi giocatori, stavolta potrebbe fare uno strappo alla regola e guardare al curriculum del comportamento. Anche perché Strootman ha smaltito in fretta l’attacco influenzale e ieri era regolarmente in gruppo, pronto per il Cagliari.

Di Francesco potrebbe sfruttare la scia positiva dell’olandese dopo il gol alla Spal, rimandando il riposo al turno di Coppa Italia. E Pellegrini sarebbe comunque accontentato nel caso di stop «forzato» per Nainggolan. Contro il suo passato il belga ha giocato 5 volte senza mai lasciare il segno, come se non volesse infierire su i tifosi di una città che continua ad amare: «Ho il Cagliari tatuato sulla pelle, in futuro voglio tornare per portare la squadra in Champions», diceva solo 8 mesi fa il centrocampista che quest’estate ha pure partecipato all’evento per l’ultima al Sant’Elia. Ha congedato lo stadio in cui è stato protagonista, ma ha promesso di fare ritorno nella terra che «mi ha accolto – dice lui – come un figlio e mi ha reso uomo». Proprio in Sardegna è nato un altro sentimento che spesso fa andare il Ninja su tutte le furie: l’odio per la Juventus. Un odio che non nuoce e arriva da lontano: «Nasce tutto dai tempi di Cagliari: vedevo certi atteggiamenti dei calciatori con gli arbitri, che mi sembravano un po’ condizionati».

La storica ostilità si rinnova sempre nelle vicinanze della sentitissima partita con i bianconeri, un appuntamento imperdibile per lui che li ha sfidati già 14 volte, ma solamente in 3 occasioni – tutte con la maglia giallorossa – ha esultato per una vittoria. L’ultima volta ha pure segnato fissando il risultato sul 3-1, e alla vigilia era in dubbio per un edema al polpaccio. Voleva esserci a tutti i costi, e stavolta non sarà diverso, perché per lui è come un derby personale: «Ho spesso battibecchi con gli juventini, perciò sento molto questa sfida». I social network sono pieni di tracce delle liti che ha avuto con i tifosi bianconeri e in una vecchia intervista a Il Tempo ci ha detto la sua al riguardo: «Mi vogliono offendere, in realtà mi caricano. Però quando attaccano su cose personali mi fanno male e rispondo: possono dirmi che sono scarso, ma se mi tocchi al cuore bastono anch’io». Non ha mai rimpianto di non aver ceduto alla corte del club di Torino, che per lui è «come una ragazza che non ti piace: io con quei colori addosso non mi ci vedo». E quest’estate nelle tournèe americana si è rifiutato di firmare la maglia della Juve professandosi «diverso dagli altri», cioè dai suoi stessi compagni che l’avevano fatto. C’è solo una formula sicura per non perdersi l’atteso scontro (che tra l’altro potrebbe ripetersi 11 giorni dopo negli eventuali quarti di Coppa Italia): da ex la panchina, da anti-Juve il campo.



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