Radja Nainggolan, centrocampista della Roma

Raccontano, e non abbiamo motivo di dubitarlo, che il botto s’è sentito fino a Cologno Monzese. Perché l’impatto tra il piede destro del Ninja e il pallone è stato più devastante che fragoroso. N’antro po’ e lo schioppa…, l’acculturato commento ascoltato dalle parti della Magliana. Se pijava la tribuna de Tor di Valle la buttava giù, il tweet scritto praticamente in tempo reale sui social. Non è stato un gol normale, lo abbiamo tutti presente. Per la potenza del tiro, certo; pure per la sua millimetrica precisione, non v’è dubbio; ma ciò che resta, e resterà, in mente è la forza, fisica e mentale, che Nainggolan ha messo in quell’azione. Gagliardini ha provato ad arginarlo, ha tentato di tagliargli la strada, di farlo girare al largo: tutto inutile. Radja, una volta controllato il pallone che gli aveva regalato Dzeko, ha puntato dritto verso il gol. A testa bassa. Con tutto se stesso. Non ha pensato ad altro che a tirare. Tirare il più forte possibile. Mirando l’angolo lontano. Un botto. E Roma in vantaggio, che non per pochi è la frase più bella del mondo.

TE LO RICORDI IL CUCCHIAIO? Intervallo, quindi, con la squadra di Luciano Spalletti avanti. Partita maschia, dicevano i cronisti di una volta. Intendevano senza esclusione di colpi e con il petto in fuori per difendere ed attaccare. Questione di gambe, di testa e di muscoli. E pure di tattica, con l’Inter carica di attaccanti e la Roma assai più equilibrata. Con difensori presunti tali, visto il loro compito in mezzo al campo. E Nainggolan, in realtà, che giocatore è? Un centrocampista che segna come un attaccante oppure un attaccante che sa fare anche il centrocampista? Una creatura tattica partorita dalla testa di Spalletti, anche se lui si professa figlio di Stefano Pioli che l’ha plasmato ai tempi del Piacenza. Bella riconoscenza, verrebbe da scrivere… Lo deve aver pensato anche il tecnico dell’Inter, quando il belga ha bucato un’altra volta Handanovic con un gol in stile Totti 2005, proprio a San Siro, sempre in quella porta. Palla rubata a metà campo, fuga solitaria per 60 metri (come si dice: coast to coast?) e raddoppio della Roma. Solo che al posto del cucchiaio del Capitano, Radja ha usato ancora il cannone del Gianicolo, sparando il pallone a 99,21 km all’ora. E a Cologno Monzese hanno sentito un altro botto.

(Il Messaggero – M. Ferretti)



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