Basso profilo. È la strada scelta dalla Roma per uscire dall’imbarazzo mediatico che le parole di Radja Nainggolan hanno provocato. Perché se le esternazioni possono far piacere ai tifosi, che vedono Radja vestire sempre di più il ruolo di paladino anti-Juventus (non è la sua prima esternazione contro i bianconeri), a Trigoria se le sarebbero volentieri risparmiate.
PAROLA ALLA DIFESA Come accade sempre in queste situazioni, la dirigenza ha demandato a Spalletti la gestione della vicenda. Ieri il tecnico ha parlato con il ragazzo che già in precedenza aveva spiegato a chi gli aveva chiesto chiarimenti su come fossero andate realmente le cose, che i toni del filmato possono anche non piacere ma non si trattava di un’intervista davanti ad una telecamera. È stata una semplice conversazione con alcuni tifosi fuori da un locale, nella quale inizialmente non si era nemmeno accorto di essere ripreso. Toccherà comunque al tecnico decidere se ci siano o meno i presupposti per multare il belga secondo i dettami del regolamento interno dello spogliatoio.
NO ALLE SANZIONI Per quanto riguarda invece i sussurri che ieri ventilavano un possibile deferimento per il centrocampista, pur rimanendo vigili a possibili sorprese (il caso Strootman insegna, ndc) la Roma ritiene che non esistano i presupposti per incorrere in tale sanzione. L’articolo 5 del nuovo codice di giustizia sportiva nel merito è chiaro: «È fatto divieto di esprimere pubblicamente giudizi o rilievi lesivi della reputazione di persone, società o di organismi operanti nell’ambito del Coni, della Figc, della Uefa e della Fifa». Tradotto: sempre che venga dimostrato il connotato lesivo delle dichiarazioni del calciatore (e per la Roma è da escludere), manca comunque uno dei due requisiti fondamentali per far scattare l’applicazione dell’articolo 5, quello della pubblicità della dichiarazione. Le parole di Nainggolan infatti non sono arrivate a termine di un’intervista dopo o prima di una partita, a margine di una premiazione o di un convegno ma sono state estirpate da un colloquio che il giocatore riteneva fosse privato. Da evitare? Probabilmente. Ma non certo da sanzionare.
(Il Messaggero – S. Carina)
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