Alle 22.30 Virginia Raggi arriva in Campidoglio. Prima di scendere resta a lungo chiusa nella Peugeot bianca (l’auto di servizio) al telefono. Poi sale le scale, accompagnata dalla scorta, ma è ancora aggrappata al cellulare. Si ferma per alcuni minuti prima di varcare la porta dove rischia di perdere il segnale. In quella telefonata così importante, si gioca forse il destino di Paolo Berdini, l’assessore all’Urbanistica che ha pronunciato parole pesantissime contro la sindaca. Di sopra, dove hanno già mangiato pizza e panini portati un’ora prima, attendono i consiglieri comunali della sua maggioranza. Il verdetto dell’ennesimo confronto dei 5 stelle in continua emergenza prevede una sorta di commissariamento di Berdini, affiancato da dei controllori, due tutor ma qualcuno con cattiveria potrebbe chiamarli badanti, fino a quando non si troverà un sostituto. Ma qualche ora prima la foto del giorno di ieri – stretta di mano senza troppo trasporto con Maria Elena Boschi a San Giovanni in Laterano, per i 49 anni della Comunità di Sant’Egidio ha riportato Virginia Raggi indietro di quasi otto mesi: quando, appena insediatasi in Campidoglio, aveva fatto la sua prima uscita ufficiale proprio nella basilica lateranense, per il Giubileo degli amministratori pubblici. Anche lì incontro con l’allora ministro delle Riforme e saluto non entusiasta. Il clima è cambiato: tanto che ieri la sindaca, alla fine della Messa, ha dovuto affrontare il delicato dossier Paolo Berdini, sempre più destinato quanto meno a un «affiancamento».

LO SCONTRO Sul titolare all’urbanistica il mood dei consiglieri M5S, da mesi in bilico tra appoggio silenzioso e critiche aperte, ha ora virato sulla modalità bufera. Se l’inquilina del Campidoglio punta a temporeggiare, mettendo momentaneamente da parte la rabbia per quelle definizioni – da «impreparata» a «corte dei miracoli» – rivolte da Berdini alla Raggi e al suo staff parlando con un cronista de La Stampa, il gruppo pentastellato è molto meno conciliante. E così il vertice sul colle capitolino si protrae fino a oltre mezzanotte, trasformandosi in una requisitoria collettiva a carico dell’urbanista scelto dall’avvocatessa grillina per la sua giunta, ma poi al centro di un rapporto spesso molto teso con il resto dell’amministrazione comunale. Le critiche verso la sindaca, arrivate in uno dei momenti più difficili della consiliatura, hanno agitato i pentastellati: «Berdini è un cane sciolto, non fa squadra, ora basta», è il leitmotiv del vertice. E in Campidoglio si sta iniziando a valutare chi potrebbe rimpiazzare l’attuale responsabile dell’urbanistica, i curriculum sono già sulla scrivania della Raggi. Anche se c’è chi è convinto che alla fine sarà lo stesso Berdini a lasciare, magari sbattendo la porta e puntando il dito contro criticità e mancanze della giunta. Intanto è stata annullata l’audizione, prevista per questa mattina alla commissione urbanistica, sul Piano esecutivo di gestione 2017-201». A causare il cambio di programma sarebbe stato lo stesso Berdini, che adesso medita sul suo futuro.

LE SOLUZIONI Per il futuro delle sue deleghe, urbanistica e lavori pubblici, si pensa a un «gruppo si affiancamento», che supporti Berdini nelle sue scelte. Ma si potrebbe arrivare anche a uno spacchettamento dell’assessorato: la competenza sui lavori pubblici – da cui dipende la manutenzione della città, a partire dalla battaglia contro le buche – potrebbe andare all’architetto paesaggista Paola Cannavò, docente associato del dipartimento di Pianificazione territoriale dell’Università della Calabria. Il gruppo chiamato a collaborare con Berdini per la programmazione dello sviluppo della Capitale potrebbe essere guidato da Carlo Cellammare, professore associato di urbanistica alla Sapienza. Sembra allontanarsi l’ipotesi legata al nome di Emanuele Montini, collaboratore dell’assessore alle politiche sociali Laura Baldassarre.

(Il Messaggero – M. Evangelisti/F. Rossi)



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