Luca Lanzalone e Virginia Raggi

NOTIZIE AS ROMA STADIO – Si apre una frattura nei vertici del Movimento. Uno scaricabarile tra la sindaca Virginia Raggi e il Guardasigilli Alfonso Bonafede: tutto ruota attorno a Luca Lanzalone. Diventato oggi per i grillini una sorta di intoccabile. Quale dei due big del Movimento avrebbe scelto l’avvocato amministrativista – arrestato con l’accusa di aver preso mazzette sotto forma di consulenze dal costruttore Luca Parnasi per gestire il dossier stadio della Roma per conto del Campidoglio? La prima cittadina aveva, pochi giorni fa, durante Porta a Porta e poi in una prima audizione di fronte ai magistrati, puntato l’indice contro il ministro della Giustizia e Riccardo Fraccaro, il titolare dei rapporti con il parlamento.

Bonafede però ieri, intervistato da Lilli Gruber a Otto e Mezzo, l’ha in parte smentita: «Glielo abbiamo presentato e lei ha scelto di avvalersene». Sottigliezze si dirà. In realtà Bonafede si smarca, e prende le distanze dalla Raggi. Ma soprattutto addebita a lei l’onere di aver sbagliato nella scelta di una persona cui affidare i dossier più delicati del comune di Roma. Tra l’altro non è il primo clamoroso flop nella selezione di un professionista da piazzare nei gangli vitali del Campidoglio. L’avvocato genovese, infatti, veniva proprio dopo quel Raffaele Marra, braccio destro della Raggi, arrestato a dicembre 2016, anch’egli per corruzione sempre dai carabinieri dl nucleo investigativo. E mentre ieri Bonafede si smarcava in tivù dalla prima cittadina, la sindaca varcava, in meno di 4 giorni, la soglia dell’ufficio del procuratore aggiunto Paolo Ielo. Una seconda convocazione “in qualità di persona informata sui fatti” per chiarire alcuni aspetti che venerdì non erano stati approfonditi. I pm, in realtà, vogliono blindare l’accusa nei confronti di Lanzalone. E per puntellare l’imputazione di corruzione vogliono verificare fino a quando la Raggi ha incaricato l’avvocato del dossier stadio.

La questione non è così semplice. La sindaca, infatti, aveva delegato Lanzalone senza regolare contratto e quindi senza una data di inizio e fine. Una sorta di pasticcio a cui però i legali della difesa potrebbero aggrapparsi – ragionano gli investigatori – per indebolire l’impianto dei pm. Magistrati che dal canto loro fanno valere il principio del pubblico ufficiale di fatto. In pratica Lanzalone era il plenipotenziario della Raggi per l’arena della Roma sebbene incaricato solo verbalmente. In via ufficiosa insomma. Se Lanzalone comparisse solo come semplice avvocato, senza la qualifica pubblica, cadrebbe l’accusa di corruzione. A conferma del ruolo che gli era stato assegnato informalmente c’è anche una lettera inviata dalla prima cittadina, l’otto marzo del 2017, al direttore del dipartimento risorse umane del comune: “Formalizzazione della collaborazione dell’avvocato Luca Lanzalone”. Tuttavia la missiva spedita dalla Raggi non riceve alcuna risposta, e così l’incarico del legale non viene istituzionalizzato. Inoltre il professionista genovese ha adempiuto il suo compito a costo zero. Anche se poi, come si ricava da un’intercettazione, la sindaca di Roma avrebbe trovato il modo di ripagare tanta generosità.

Questo il passaggio di una conversazione che i carabinieri del nucleo investigativo inseriscono nell’informativa: «Perché vorrei far presente noi abbiamo ricevuto una cosa da una sola persona – sottolinea Lanzalone – che si chiama Virginia Raggi, che mi ha nominato nel Cda di Acea». È questo, infatti, l’incarico di prestigio che all’avvocato genovese viene assegnato dalla prima cittadina: la presidenza della multiutility romana dell’acqua e della luce a partire dal 27 aprile 2017 fino alle sue dimissioni dopo l’arresto per corruzione di mercoledì. Concetto ribadito dal leader del Movimento e ministro del Lavoro Luigi Di Maio, Lanzalone «premiato con Acea per il lavoro fatto» con lo stadio della Roma, ha detto in una intervista il 14 giugno. Anche per questo motivo sono stati ascoltati (venerdì) il dg dell’As Roma, Mauro Baldissoni e il direttore generale del Campidoglio Franco Giampaoletti. Entrambi sono figure chiave. Due persone con cui Lanzalone si relazionava periodicamente per trattare, seppure ufficiosamente, del dossier stadio. Come un pubblico ufficiale di fatto.

(La Repubblica – G. Scarpa)



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