«Su Berdini la sindaca deciderà molto presto», aveva detto Luigi Di Maio due giorni fa. E invece per l’allontanamento dell’assessore all’Urbanistica (scivolato su un colloquio con La Stampa nel quale definiva Virginia Raggi «strutturalmente impreparata» e alimentava il pettegolezzo di una relazione col suo ex capo segreteria Salvatore Romeo) i vertici del M5S dovranno aspettare. Già, perché la sindaca non ha alcuna intenzione di assumere su di sé le pesanti deleghe di urbanistica e lavori pubblici. E, al momento, la caccia è ancora aperta: tra gli ultimi nomi sondati c’è quello di Alberto Coppola, docente di Legislazione urbanistica all’università Federico II di Napoli.
Sullo sfondo c’è sempre il nodo del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle dovrebbe arrivare a uno scioglimento. Oggi la riunione decisiva con i vertici della società sportiva alla quale Paolo Berdini non parteciperà. Ieri l’ingegnere di sinistra ha affidato a una lettera al Fatto la sua autodifesa e il suo tentativo di rilancio. Calcando la mano sulle sue posizioni contro le «colate di cemento» e ricordando che lo stadio della Roma rappresenta «la più importante speculazione immobiliare del momento in Europa, nonché la più grande variante urbanistica ad hoc mai approvata nella capitale». Temi sensibili per gli M5S in Campidoglio che, per il momento, restano in stand by e avviano una verifica dell’operato dell’assessore. E questo nonostante l’ira della sindaca: «Di Berdini continuo a leggere interviste e dichiarazioni. Sinceramente non so dove trovi il tempo. C’è da lavorare e da lavorare tanto. Lui sa bene che ci sono dei dossier da portare avanti e per senso di responsabilità nei confronti di Roma e dei cittadini dovrebbe farlo. Poi vi dico, la pazienza delle persone ha un limite». Intanto, la base del M5S lancia un appello al garante del Movimento: «Beppe facce vota’ — scrive il portavoce 5 Stelle in VIII Municipio, Massimiliano Morosini — per stabilire definitivamente quale deve essere la nostra posizione in merito alla questione dello stadio».
(La Repubblica – M. Favale)
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