Raggi-Friedkin, c’è feeling: il nuovo stadio è più vicino

NOTIZIE AS ROMA INCONTRO RAGGI FRIEDKIN – L’Ambasciata degli Stati Uniti a Via Veneto è parsa a Dan e Ryan Friedkin la sede ideale per un incontro lontano da occhi indiscreti della sindaca Virginia Raggi. E così, nelle segrete stanze diplomatiche – puro territorio americano – due giorni fa il contatto è andato in scena, riferisce la Gazzetta dello Sport.

Possiamo dire che, in questo caso, abbiano vinto le esigenze del presidente della Roma. E’ noto, infatti, come nei giorni scorsi tutto lasciava pensare che il summit avvenisse in pompa magna, in antico stile pallottiano, anche perchè, d’altronde, la politica ha le sue esigenze e la Raggi si è ufficialmente ricandidata per un secondo mandato da sindaca ed è virtualmente in campagna elettorale.

I Friedkin, invece, hanno fatto della riservatezza assoluta la loro cifra stilistica e così il primo incontro è saltato, mentre il secondo è stato fatto in così gran segreto da cogliere di sorpresa tutti i cronisti per una manciata di ore. Morale: per la “photo opportunity” andrà meglio la prossima volta, perchè entrambi gli interlocutori si sono dati appuntamento in tempi (relativamente) brevi.

Il primo incontro è servito senz’altro dal punto di vista conoscitivo. Dan Friedkin, d’altronde, è il nuovo presidente della Roma, mentre suo figlio Ryan – con l’uscita di scena di Mauro Baldissoni, che aveva seguito il dossier del nuovo stadio fino a questo momento – sarà il nuovo punto di riferimento dell’amministrazione per quanto riguarda l’impianto che dovrebbe sorgere a Tor di Valle.

La Raggi ha ribadito ai nuovi proprietari giallorossi che entro dicembre vorrebbe portare in aula il nuovo progetto per l’approvazione definitiva e questo ha fatto piacere al presidente Friedkin. Grazie ai dossier che hanno da tempo, ai nuovi proprietari non sfugge il fatto che la sindaca Raggi potrebbe non essere seguita da alcuni del Movimento 5 Stelle, ovvero quelli che da tempo osteggiano una scelta di questo genere. In ogni caso, le elezioni del prossimo anno dovrebbero dare un indirizzo definitivo a tutta questa situazione, che la Roma sta portando avanti dall’inizio della prima era Usa.