Virginia Raggi

NOTIZIE AS ROMA STADIO – C’è una domanda che frulla nelle teste di milioni di tifosi romanisti: «Che fine farà lo stadio di Tor di Valle?». L’inchiesta deflagrata all’alba di mercoledì, il giro di mazzette e favori messo in piedi dal costruttore Luca Parnasi e le indagini a carico di politici e funzionari di M5S, Pd e FI, ha congelato l’iter.

Il progetto ora è fermo per stessa ammissione della sindaca Virginia Raggi: «Gli atti sembrano tutti validi e regolari. Noi faremo ulteriori controlli. Se non ci sono irregolarità, si può andare avanti». Nonostante i veleni delle ultime ore. Ieri, a Porta a Porta, la prima cittadina se l’è presa con la stampa («C’è un vergognoso accanimento contro di me») e con la Regione: «Civita (ai domiciliari, ndr) è l’ex assessore di Zingaretti, ma su di lui nessuna parola. Lo stadio è cosa della città di Roma, ma le procedure urbanistiche si svolgono in Regione». Istantanea la risposta della Pisana: «Dalla sindaca solo bugie e falsità. La Regione non risulta coinvolta nell’inchiesta».

Tornando allo stadio, le parole della prima cittadina vanno interpretate: ora serve una pausa, poi scatteranno le verifiche e, chissà quando, ci sarà l’eventuale ripartenza della procedura. Uno spiraglio quindi rimane. Perché lo stadio — il Movimento lo sa alla perfezione — sarebbe un fenomenale strumento di consenso. Per ora, però, è un enorme rompicapo. «C’era un accordo fiduciario con i proponenti siglato nel 2017 — spiegava ieri alla buvette Pietro Calabrese, consigliere 5S — ma ora quella fiducia è venuta meno. Ricontrolleremo tutto per capire se ci siano gli estremi per andare avanti. Altrimenti dovremo fermarci». La presidente della commissione Urbanistica, la grillina Donatella Iorio, si sbilancia: «Non so se a questo punto voterò a favore. Aspettiamo che i tecnici terminino la verifica degli atti. Sicuramente posso escludere che la variante al piano regolatore vada in aula entro l’estate come avevamo previsto». Angelo Diario, altro pentastellato e presidente della commissione Sport, è più diretto: «Se il progetto è stato inficiato, non si può votare». Anche perché, dice Eleonora Guadagno, sempre del gruppo 5S, «alcuni colleghi erano contrari già in passato».

Ora sarà ancora più difficile convincerli. L’inchiesta per corruzione ha colpito il capogruppo Paolo Ferrara (già assolto dai suoi consiglieri, dice di «aver fiducia nella magistratura» e di voler essere ascoltato dai pm). E soprattutto Luca Lanzalone, arrivato a Roma su suggerimento di Fraccaro e Bonafede. «All’epoca – ha raccontato in tv Raggi – gli attuali ministri erano responsabili degli enti locali che dentro il Movimento andavano a supportare i comuni. Mi presentarono l’avvocato Lanzalone. Era un professionista che si era fatto valere sul campo in varie occasioni» . Poi per il legale premiato per gli sforzi sullo stadio con la presidenza di Acea sono arrivati i domiciliari. Prima di fare ogni ulteriore passo su Tor di Valle, il Campidoglio ora si prenderà tutto il tempo possibile.

Proprio come i dirigenti del dipartimento Urbanistica. C’è un solo modo per non stracciare il progetto: ridisegnare la procedura e la variante con un nuovo proponente. Un altro imprenditore in grado di rilevare l’Eurnova di Parnasi — che nelle prossime ore sarà affidata a un commissario dal tribunale — con tutti i suoi debiti e i suoi crediti, e mettere le mani sui terreni a ridosso del Gra. «Un’operazione miliardaria — spiegano fonti autorevoli del Campidoglio — ma che permetterebbe di posare la prima pietra nel giro di un anno. Anche meno». Si vedrà.

(La Repubblica – L. D’Albergo)



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