Virginia Raggi

NOTIZIE AS ROMA STADIO RAGGI – Si sfoga, la sindaca, nel vertice di maggioranza convocato ieri in Campidoglio dopo il terremoto scatenato dall’inchiesta sullo stadio della Roma. Alza la voce, travolta da un altro scossone dopo l’affaire delle nomine: tra una settimana dovrà difendersi in tribunale dall’accusa di falso per l’incarico alla guida del Turismo affidato a Renato Marra, fratello dell’ex braccio destro Raffaele. Insiste, la prima cittadina, che l’esperto chiamato a gestire la trattativa sull’impianto di Tor di Valle, nominato presidente di Acea poco dopo l’accordo «politico» sulle cubature dimezzate con i proponenti (la Roma e Parnasi) le sarebbe stato imposto dai vertici. Il manager sarebbe approdato nella Capitale su indicazione di Beppe Grillo e Davide Casaleggio: espressione di quell’asse del Nord entrato in modo sempre più incisivo nei gangli della macchina capitolina, da cui le accuse di «commissariamento» lanciate dalle opposizioni. Tra gli indagati c’è, infatti, anche il capogruppo M5S in aula Giulio Cesare, Paolo Ferrara, che si è autosospeso (dal M5S) ma resta come consigliere. Su Facebook, l’ex finanziere di Ostia respinge le accuse e si dice fiducioso: «Chi ha sbagliato pagherà, avanti a testa alta», concetto ribadito nella riunione di maggioranza. Mentre tutti cercano di smarcarsi, dopo la sfuriata di Raggi si cerca di puntellare la squadra di governo, già provata dalla doppia sconfitta al voto di domenica nei Munipi III e VIII. Un primo segnale, nonostante gli atti amministrativi del Comune sullo stadio non siano coinvolti nell’inchiesta, è da leggersi nella pec inviata dal dipartimento Urbanistica a Eurnova, la holding di Parnasi che avrebbe dovuto realizzare il progetto dello stadio. L’iter ora è sospeso, non solo per i 30 giorni previsti per l’esame delle osservazioni alla variante, ma soprattutto per l’indisponibilità del costruttore.

(Corriere della Sera)



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