Da una parte i consiglieri di maggioranza che le dicono: «Virginia, perdonalo, devi soprassedere: cacciarlo sarebbe un errore strategico con la questione della stadio ancora apertissima». Dall’altra, anche i vertici del M5S, soprattutto Davide Casaleggio, non vogliono rivivere la ricerca spasmodica e lunga di un nuovo assessore all’urbanistica. Il ragionamento è che, nonostante tutto, Raggi non possa permettersi di perdere ora Paolo Berdini. Per tanti motivi, perché è l’assessore più cinque stelle in Campidoglio e perché «è un ottimo professionista» ripete una consigliera capitolina consapevole che privarsi di Berdini proprio non si può. Una considerazione emersa dopo il lungo vertice di maggioranza che si è tenuto giovedì sera e ha affrontato un solo tema: l’operazione di Tor di Valle. Raggi scioglierà la riserva sulle dimissioni di Berdini solo dopo averlo incontrato di nuovo e se riuscirà a ristabilire un rapporto di fiducia. Anche Luigi Di Maio da Siracusa prova a superare la figuraccia di Berdini e fa imboccare al suo pragmatismo la corsia d’emergenza: «Su Paolo Berdini deciderà la sindaca. Io dico soltanto che a me interessa che ci sia un assessore all’urbanistica che lavori per creare uno stadio della Roma che rispetti i vincoli ambientali, che lavori a evitare che i cittadini vengano cacciati dalle case. Questi sono gli obiettivi che abbiamo, poi cosa abbia detto non me ne frega niente».
I TEMPI E i consiglieri capitolini la pensano allo stesso modo. Ecco perché Paolo Berdini rimane con più di un piede nella giunta Raggi, anche se ieri il titolare dell’Urbanistica non ha partecipato all’esecutivo del Campidoglio. «Se mi fido ancora di lui? Non ho ancora sciolto la riserva», è stata la frase sibillina della sindaca. Un altro faccia a faccia tra i due ancora non c’è stato (Virginia oggi e domani staccherà due giorni «per stare in famiglia»). L’ultimo incontro risale a mercoledì sera: alle scuse dell’assessore «mortificato» che rimette il mandato nella mani della Raggi dopo aver detto di lei che è «circondata da una banda e da una corte dei miracoli» oltre a «essere l’amante» di Salvatore Romeo, l’ex capo segreteria, l’uomo della polizza. Le scuse di Berdini producono anche le dimissioni, che l’inquilina del Campidoglio respinge «ma con riserva». Tempo 24 ore e arriva la contromossa: l’assessore sarà commissariato, o meglio aiutato da uno staff, un professionista inquadrato con un articolo 90. «D’altronde Berdini non aveva ancora uno staff a disposizione, non lo aveva né cercato né nominato» fa sapere una consigliera che spera che l’assessore rimanga al suo posto attorniato da nuovi collaboratori. Si fanno i nomi dell’Urbanista Carlo Cellamare, che potrebbe tornare utile anche come possibile sostituto. «Mi dispiace – spiega il diretto interessato – ma non sono disponibile a fare l’assessore». E a entrare nello staff? «Non dovete chiederlo a me», risponde a chi lo chiama in queste ore. L’altra ipotesi, non ancora tramontata, riguarda l’innesto di Paola Cannavò, architetto, che ora potrebbe dare una mano per i Lavori pubblici per entrare poi in giunta ricoprendo questa delega. Il pressing sul Campidoglio ha diversi livelli. Nel pomeriggio di ieri si è visto in piazza del Campidoglio anche il «Berdini fan club»: una trentina di persone con striscioni e volantini hanno manifestato al motto: «Giù le mani da Paolo». «L’assessore è stato dimissionato con un pretesto – ha spiegato un manifestante – Che c’erano frizioni si sapeva già da prima. Qui ci sono progetti molto pesanti che vanno avanti come un treno. Noi non siamo contro lo stadio della Roma ma contro tutto quello che c’è intorno».
I PARLAMENTARI E a dare manforte al club ci si mette anche la senatrice ortodossa Paola Nugnes: «Aggiungo il mio nome all’appello, Paolo è una garanzia». Ecco, è il proprio il progetto di Tor di Valle uno dei motivi che fa ritenere l’urbanista comunista quasi indispensabile. Sia per una questione di facciata, sia soprattutto per una questione tecnica legata al dimagrimento delle cubature dell’«ecomostro». Rimangono diversi nodi da sciogliere, a partire dalla possibilità che l’assessore accetti «il commissariamento». C’è chi dice che rimarrà, anche in questo caso, «nonostante tutto».
(Il Messaggero – S. Canettieri/S. Piras)
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