«Paolo lo smentitore seriale», lo chiamano ormai i fedelissimi della sindaca. «Ora smentirà pure questo audio!», ghignano nel Raggio magico appena si propaga in rete il secondo file che incastra il responsabile dell’Urbanistica. Un audio che nell’entourage della sindaca giudicano «gravissimo», con considerazioni che riportano in auge il sospetto di macchinazioni sotterranee all’interno dei Cinquestelle per danneggiare la sindaca e il suo lavoro in Campidoglio. «Questo è un disturbatore che lavora da dentro per farci male», si è sfogata Virginia nelle ultime ore con i suoi collaboratori più fidati. Infuriata ma lucida, la prima cittadina ha capito che ormai il Berdini-gate non può più sopravvivere all’interno di quell’impalcatura para-istituzionale che si era pensato di costruire subito dopo la deflagrazione del primo scandalo, quando si è saputo che l’assessore giudicava la Raggi «inadeguata e impreparata», circondata da «una banda, da una corte dei miracoli». L’idea di accerchiare Berdini attraverso un «gruppo di affiancamento», che di fatto lo commissariasse politicamente, in attesa di individuare un sostituto, ieri sera sembrava lentamente svanire davanti alle nuove – e «più gravi» – affermazioni dell’urbanista. Affermazioni che affossano la tesi che Berdini ha formulato davanti al “processo” imbastito dai colleghi assessori e davanti alla sindaca, nel faccia a faccia di giovedì pomeriggio. Cioè che quelle frasi sarebbero state «carpite di nascosto» dal cronista della Stampa; che solo alla fine della chiacchierata «con altri amici» avrebbe saputo di trovarsi di fronte a un giornalista. Nel nuovo audio si evince invece chiaramente che «Paolo sapeva tutto», ragionano ancora nel Raggio magico. «Ci ha ingannato, ancora».

«PAOLO SAPEVA TUTTO» – Ma non c’è solo la delusione personale. Perché le affermazioni dell’assessore fanno emergere l’intenzione di screditare scientemente la prima cittadina. «Questo voleva danneggiarmi», ripete Virginia. Il punto è da quanto tempo. Nelle ultime settimane, dopo avere capito che avrebbe perso una delle sue deleghe, quella dei Lavori pubblici, che la sindaca ha deciso di spacchettare dall’Urbanistica? Oppure dopo essersi accorto che la linea del «No alla speculazione» per la controversa operazione Tor di Valle, pur coerente con i principi Cinquestelle, avrebbe incontrato diverse difficoltà in giunta? O ancora prima, cioè «da subito», da quando è cominciata la sua avventura a Palazzo Senatorio, nel luglio scorso? Ragionamenti che aprono ad altri interrogativi: «Chi ha sostenuto Paolo nel Movimento? Con chi fa sponda, tra noi?». Tradotto: quali correnti grilline proteggono Berdini?

LA GUERRA TRA BANDE – Veleni e sospetti nei corridoi di Palazzo Senatorio, dove si consuma da mesi una «guerra sotterranea tra bande», come l’ha chiamata l’ex assessore all’Ambiente Paola Muraro sulle colonne di questo giornale, in un contesto dove però alla fine «decidono i vertici M5S». Proprio in attesa di definire l’exit strategy con i big del Movimento, ieri la sindaca ha deciso di prendere tempo. Di aspettare un’altra notte, di non agire d’impulso contro «un assessore che ti danneggia», come pure diversi sherpa le hanno suggerito in queste ore. Ma in ogni caso, riflettevano ieri negli uffici della sindaca, «così non si può andare avanti». Ecco perché si cerca di accelerare per trovare un sostituto. Anche se finora sono arrivati diversi no. Da qui l’idea che alla fine «Virginia», per mettere fine alla presenza del suo assessore in giunta, diventata ormai insostenibile, possa prendere l’interim.

(Il Messaggero – L. De Cicco)



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