Claudio Ranieri

AS ROMA NEWS RANIERI – I sorrisi forse non faranno punti ma la classifica certifica gli effetti della cappa plumbea che era calata sulla Roma con l’arrivo di Ivan Juric. Claudio Ranieri, così, inizia la sua terza avventura sulla panchina giallorossa tracciando una riga: «Questa situazione (la Roma è dodicesima in serie A, a -13 dalla capolista Napoli; ndr) ha mille motivi ma, onestamente, a me non interessano. È arrivato un nuovo allenatore, una nuova persona a cui è stata data carta bianca. Devo solo dare il massimo con questi giocatori. Non mi interessa cosa è successo prima, da ora in poi sono io il responsabile», riferisce il Corriere della Sera.

C’è spazio anche per le risate, come quando Ranieri promette a richiesta che non vedremo più Angelino centrale difensivo o quando il direttore sportivo Ghisolfi dice «Claudio era la nostra prima scelta» e lui piazza la stoccata: «Che altro potevi dire?».

La sua forza è saper modulare la battuta e il discorso serio: «Alla squadra ho detto: voglio il massimo, mi dovete dare tutto. Qui si lavora seriamente ma con il sorriso. Siamo super fortunati perché facciamo il mestiere che abbiamo scelto, mentre c’è gente che il lavoro manco ce l’ha. Dobbiamo ricordarci sempre di questo. Sono stato a Cagliari, per la celebrazione di Gigi Riva, e ho incontrato tre tifosi romanisti che erano andati a vedere la partita in Belgio contro l’Union Saint-Gilloise e ho chiesto loro: ma che giro avete fatto per tornare a casa? E loro mi hanno risposto: sa, mister, così costava meno…».

Tante esperienze in giro per il mondo hanno riempito la valigia di Ranieri, che a Roma però ha sempre avuto il cuore: «Avevo smesso di allenare. Ho avuto più richieste in questi mesi che quando avevo vinto la Premier con il Leicester ma ho detto no. Sarei tornato solo per la Roma e per il Cagliari. Il fato mi ha riportato qui, dove avevo iniziato come calciatore e finirò come dirigente».

Un doppio ruolo, presente e futuro, che potrebbe rendere più difficile prendere certe decisioni. Ma Ranieri è pragmatico e non teme di confondere i ruoli: «Ora sono l’allenatore della Roma e devo pensare solo a questo. Non posso permettermi errori. Al futuro da dirigente penseremo a tempo debito. Questa stagione, per me, è super importante».

Ci sono tante scelte da fare, tanti giocatori da recuperare. In primis Hummels: «Ho visto la finale di Champions League contro il Real e il gol che ha segnato contro il Psg. Se sta bene, perché non deve giocare? Ma prima devo capire chi sta meglio». Il discorso non può che cadere su Dybala: «La prima cosa che ho chiesto al presidente è stata: c’è un caso Dybala? Perché chi va in campo lo decido solo io. Scelgo chi voglio e non guardo se ci sono clausole oppure no. E gli ho raccontato una cosa che mi è capitata in passato: un presidente mi disse di non mandare più in campo un giocatore, altrimenti mi avrebbe cacciato. Gli risposi: se vuole, lo metta lei fuori rosa. Non lo fece. Io l’ho fatto giocare e lui mi ha mandato via. Ma adesso non succederà, perché se Friedkin mi ha assunto vuole dire che gli va bene così. Giochiamo ogni tre giorni, magari potessi avere Dybala sempre. Lo farei giocare tutte le gare per 90 minuti. Lo può fare? Non lo so, ma se la risposta è sì, io non lo levo dal campo».

Il lavoro che aspetta l’allenatore di San Saba non è soltanto ricostruire la squadra ma tutto l’ambiente: «Il peggio che ti può capitare è giocare all’Olimpico ed essere fischiato. Fuori casa ti carica, in casa ti deprime. Tutti mi devono aiutare, in primis i tifosi. In tante partite ho visto giocatori correre a vuoto, anche se ce la mettevano tutta. Abbiamo davanti tre partite, una più importante dell’altra. Voglio che i tifosi vedano una squadra che lotta fino all’ultimo secondo. Voglio che escano orgogliosi. Questo è ciò che mi sento di promettere».

L’impresa più difficile sarà convincere i romanisti a non fischiare più i Friedkin: «Sono rimasto a bocca aperta per il bene che Dan vuole a questa città e a questa squadra. Ho speso tanto ma non ho ottenuto quello che volevo, mi ha detto. E io gli ho risposto: ma perché non dici a tutti quanto hai speso (un miliardo di euro; ndr)? E lui ha detto: ora lavoriamo insieme per riportare la Roma dove merita».

Sono bastate poche parole, invece, per far sognare ai romanisti il ritorno di Totti e De Rossi a Trigoria. Con serietà, però, il futuro dirigente senior chiarisce: «Adesso la cosa principale è riportare la squadra in alto, poi parlerò con Francesco. Perché no? Se ci può dare una mano, vediamo quello che si può fare. Non chiudo a nessuno. Questo però non significa che Totti ritornerà. Conosco i giornalisti, per vendere tre giornali in più fate il titolone: “Torna Totti!”. Vi capisco, non è facile riempire le pagine tutti i giorni».

Con Daniele De Rossi, invece, si è già sentito: «E lo farò anche nei prossimi giorni perché Daniele è stato mio calciatore e perché è una bella persona. Un suo ritorno? Onestamente adesso mi è stata data la direzione della panchina, per cui penso solo a questo. Non mi sento di illudere nessuno. Adesso faccio questo lavoro, poi vediamo». E sul mercato di riparazione, a gennaio? «Sono sicuro che mi accontenteranno».



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