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Rassegna stampa

Razzismo e antisportività: il derby della violenza finisce tra penalità e multe

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AS ROMA NEWS DERBY LAZIO COPPA ITALIA – È l’arena in cui si entra col tesserino da tifosi e, varcata la soglia, si distorce il significato di sportività. Si diventa razzisti, violenti, nemici del fair play sugli spalti. Si lanciano petardi e bombe carta contro chi tifa l’altra squadra e anche contro i giocatori: birilli mobili da colpire, scrive La Repubblica.

Si urla «negro di merda» al giocatore di colore solo perché ha la palla tra i piedi. E si ferisce con una bomba carta un ragazzo, provocando danni permanenti, che insieme ai suoi amici era andato a vedere la sua squadra. Tutto questo è successo la sera del derby di mercoledì.

Il giocatore ricoperto di insulti è stato Lukaku, i settori da cui provenivano secondo gli ispettori allo stadio sono stati quelli dove si trovavano i supporter della Lazio: Curva Nord, Distinti Nord, Est e Ovest. Il giovane ferito, invece, è un esperto di marketing di 27 anni, abbonato allo stadio, romanista.

Cosa sia diventato uno stadio, in questo caso l’Olimpico, e quanto ancora si trovi divertente aprire i cancelli per mettere in campo tutto ciò che non è sport è una questione da girare alle società e alle istituzioni: l’unico a dire qualcosa sulla stracittadina è stato il ministro dello Sport, Andrea Abodi.

Intanto a prendere la prima decisione dopo lo scempio di mercoledì ci ha pensato la giustizia sportiva con una pesante sanzione disciplinare: chiusura per un turno di gara al pubblico nei settori Curva Nord, Distinti Nord, Est e Ovest. Quasi ventimila posti che rimarranno senza tifosi, un piccolo disastro per l’indotto della Lazio. A cui si somma un’ammenda da 50 mila euro ai biancocelesti e da 15mila alla Roma per il comportamento delle rispettive tifoserie. Perché il cattivo tifoso non indossa un’unica maglia.

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Mercoledì è stato un valzer di brutture: cori razzisti, il lancio di una bottiglia di birra contro il giallorosso Edoardo Bove mentre usciva dal campo, petardi, bengala e bombe carta tra tifoserie, il raggio laser puntato su Dybala mentre batteva un calcio di punizione. Ma già prima dell’inizio del match erano iniziate le incursioni dei tifosi biancocelesti che avevano sfondato il cordone degli steward entrando «nel cosiddetto settore cuscinetto e avviavano un duraturo (ben 10 minuti) fitto e costante lancio di bottiglie di acqua e di birra, di fumogeni, bengala e petardi verso il settore Distinti Sud Est e Curva Sud occupato dai sostenitori della società Roma che replicavano con lanci corrispondenti», scrive la giustizia sportiva.

È in questo momento che il 27enne viene ferito all’orecchio. Erano le 17,30. Bastava già questo per prendere qualche provvedimento immediato? I quattro giudici sportivi, che si trovavano allo stadio per monitorare quella che si preannunciava una partita a rischio, hanno messo nero su bianco che il 90 per cento dei 16mila tifosi che si trovavano nei quattro settori laziali, cioè 14.400 persone, avrebbero intonato i cori razzisti contro Lukaku, un giocatore che più volte ha subito discriminazioni razziali. Ma nemmeno questo ha fermato lo spettacolo.

Una vergogna ripresa e rilanciata sui social che, nel solito tam tam indignato post partita, dovrebbe far porre tante domande. Nell’immediato, però, interessa a chi dare la colpa per un ragazzo finito in ospedale, per i giocatori diventati bersagli di cori e bottiglie, per il caos sugli spalti e per un ragazzo accoltellato in un pub.

La Lazio farà ricorso contro la chiusura dei settori con l’obiettivo di riaprire almeno i distinti Nord contro il Napoli. È forse questo che rimetterà la palla a centrocampo? O forse l’arresto del tifoso laziale che nel derby ha rovinato la vita al romanista privandolo dell’udito da un orecchio? Nulla di tutto questo.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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