Il segreto che tutti conoscevano, la verità che si affronta con garbo, la preoccupazione di un recupero indeterminato: Thomas Vermaelen ha la pubalgia. Un problema infido, imprevedibile, che lo costringerà a fermarsi finché i segnali del suo corpo non offriranno uno spiraglio che gli consenta di tornare a giocare. Niente Torino, allora, e si sapeva. E poi? Spalletti è stato limpido in sala stampa, con lo sguardo corrucciato e l’attenzione alle parole: «Meglio non mettere paletti». E aspettare, per evitare di fare danni ulteriori.
IL VIAGGIO – A Trigoria ritengono di aver perso Vermaelen nel periodo in cui era fuori controllo. Dunque durante la sosta di inizio settembre, quando è partito con la nazionale belga. Aveva già qualche fastidio muscolare e perciò era stato risparmiato per l’amichevole contro la Spagna. Ma nella sfida di qualificazioni mondiali contro Cipro ha giocato 90 minuti, «con degli antinfiammatori perché aveva dolore», ricorda con amarezza Spalletti. Da quel momento per la Roma è diventato inutilizzabile. Sembrava stesse meglio, e per questo era stato convocato per l’esordio in Europa League a Plzen, ma nella rifinitura ha sentito di nuovo il solito fastidio. E ha dovuto ricominciare da capo la convalescenza. Per questo adesso i medici non vogliono più rischiare nulla e sperare che il problema si risolva definitivamente, prima di riconsegnarlo a Spalletti.
GUAI – Del resto la Roma sapeva che l’ingaggio di Vermaelen, arrivato in prestito gratuito dal Barcellona, presentava delle controindicazioni: «Un’opera d’arte con qualche incognita» l’aveva definita Spalletti in estate, nei giorni della trattativa. Dopo due anni passati quasi sempre a guardare, per gli infortuni e per le scelte di Luis Enrique, non poteva essere un usato garantito, almeno nell’immediato, al di là delle quattro partite consecutive giocate all’Europeo. E così dopo aver fatto quasi tutto il primo tempo di Porto-Roma, finito in anticipo causa espulsione, Vermaelen è stato in campo contro Udinese e Cagliari, per un totale di 241 minuti.
ASCESA – Per fortuna della Roma, dopo gli errori di Juan Jesus, Spalletti ha scoperto per necessità di avere una risorsa in panchina: Federico Fazio, che ha già raggiunto sei presenze stagionali, quante ne aveva accumulate nei sei mesi precedenti al Siviglia. Chiamato in causa per la prima volta come titolare a Plzen, Fazio non è più uscito di scena dimostrando un buon livello di affiatamento con Manolas. Abituato a difendere avanzando, invece che correndo all’indietro, come tutti i calciatori di scuola spagnola, ha facilitato la compattezza dei reparti e di conseguenza la solidità della squadra. Non è un velocista ma ha senso della posizione, una buona tecnica e si fa valere con il fisico essendo alto 1.95. Acquistato come quinto difensore, quasi per l’emergenza, anche a Torino giocherà da centrale sinistro, un ruolo che ha già ricoperto spesso al Siviglia negli anni d’oro.
L’ALTRO – Intanto si avvicina il momento di Antonio Rüdiger, che la prossima settimana dovrebbe cominciare ad allenarsi stabilmente con la Primavera di Alberto De Rossi: la tabella prevede il rientro nel campionato giovanile a inizio ottobre mentre la prima convocazione in prima squadra potrebbe arrivare dopo la sosta. Se non già a Napoli, il 23 ottobre contro il Palermo, quattro mesi e mezzo dopo l’operazione al ginocchio.
(Corriere dello Sport – R. Maida)
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