AS ROMA NEWS SHAKHTAR PELLEGRINI – Lì al centro, tra i nuovi, che brillano e fanno impazzire i tifosi della Roma, c’è un vecchio ragazzo con la fascia al braccio, che si piazza in mezzo al campo e fa il regista: alla Frank Lampard. Come riferisce Il Messaggero, aveva ragione José Mourinho quando disse che tre Lorenzo Pellegrini giocherebbero titolari contemporaneamente nella sua Roma.
Al di là del gol, che apre le danze contro lo Shakhtar, Lorenzo mostra la vena dei giorni migliori: lucido, vivo, decisivo. Lo abbiamo ammirato in mezzo (nel 3-4-2-1), al fianco di Matic, regista più fisico e rubapalloni rispetto a lui, lo vedremo vicino a Wijnaldum, oppure, chissà, con Cristante; o capiterà – come è naturale che sia – di ritrovarlo nel ruolo che adora di più, quello di trequartista, quando Mou deciderà di fare a meno di uno dei suoi tenori offensivi.
Una partita con Dybala (come nel secondo tempo di ieri), un’altra con Zaniolo: Pellegrini ci sarà sempre, questo è certo. Tocca tanti palloni, li telecomanda, poi si ritrova al centro dell’area per colpire e il gol ne è la dimostrazione, quando prende il pallone lui e viaggia insieme con gli altri tre, è uno spettacolo e l’Olimpico si infiamma: sul gol apre e chiude l’azione dopo un rullo di passaggi che comprende nell’ordine Zaniolo, Dybala e Abraham. Anche giocando più basso, non perde il vizio di attaccarsi alla porta. E’ la natura di una vecchia mezz’ala, del resto.
“Vogliamo ripartire dall’entusiasmo dello scorso anno verso altre vittorie”, le sue parole prima della festa. Pellegrini era e resta insostituibile, un ruolo Mou glielo troverà. Ci ha preso gusto a vincere, lui che come capitano romano ha avuto la fortuna di alzare una coppa europea, non vuole fermarsi. La stagione è lunga e la Roma è ambiziosa, quest’anno come mai è accaduto negli ultimi anni. Pellegrini è l’uomo in più e il capitano che cuce lo spogliatoio.
Protagonista in Portogallo per quel lungo e persuasivo dialogo con Zaniolo, nel pieno del vortice di mercato che ha rischiato, e rischia ancora oggi, di portarsi via Nicolò e staccarlo da questo quadrilatero magico – così viene definito il tridente più Pellegrini – che esalta un ambiente uscito dall’utopia del successo. E se oggi esiste quel quartetto, un po’ di merito è del capitano.
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