Compattezza, semplicità ed autostima. Sono i tre concetti su cui ha iniziato a lavorare Claudio Ranieri appena si è impossessato della Roma e che oggi, 40 giorni dopo il suo ritorno sulla panchina giallorossa, iniziano a dare effettivamente i loro frutti. Il primo passo è stato ovviamente la compattezza difensiva, che ha trovato la sua eccellenza nei due clean sheet consecutivi con Sampdoria e Udinese, che di fatto hanno permesso alla Roma di vincere le due partite e portare a casa sei punti decisivi.
Linea difensiva più bassa e non più a ridosso del centrocampo, squadra bassa e pazienza se non più corta come prima e addio al concetto di recupero palla per favorire la transizione offensiva immediata. Poi Ranieri ha chiesto a tutti i giocatori di fare in campo sempre la cosa più semplice possibile. Meglio un passaggio banale e scontato che un tentativo pregevole, ma con il rischio di perdere il pallone.
Con la fiducia che è tornata pian piano è aumentata anche l’autostima, altro aspetto considerato basilare da Ranieri per riuscire a far bene le cose. Se un giocatore credere in se stesso, allora ha più possibilità di far bene. Ecco anche perché Ranieri ha deciso di cambiare portiere, perché Olsen in questo momento non aveva un’autostima eccelsa di se stesso, considerando anche i tanti errori in cui si era imbattuto ultimamente. Al contrario di Mirante, che ha invece anche una serenità di base diversa. Così, con il portiere campano sono arrivati 7 punti in 9 partite e forse non è neanche un caso, al di là dei due clean sheet.
(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese)
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