Stadio della Roma

In principio fu il rischio idrogeologico: l’ansa di Tor di Valle , fino al 2013 praticamente ignorata dalle carte, viene riconsiderata, grazie a un accordo fra l’allora Amministrazione capitolina guidata da Marino e l’Autorità di Bacino del Tevere, e improvvisamente diventa un’area a rischio idraulico. Viene classificata “R3”, rischio 3, su una scala che va da 1 a 4. Le zone invece intorno al fosso del Vallerano e dell’Acqua Acetosa divengono addirittura rischio 4. Improvvisamente, con il progetto dello Stadio, associazioni ambientaliste, 5 Stelle e improvvisati ingegneri idraulici scoprono che Tor di Valle potrebbe finire sott’acqua. E poco importa se il rischio riguarda non il Tevere che in quella zona non ha mai esondato, ma il punto di confluenza fra il fosso del Vallerano e il Tevere. Lì, in caso di piena del Grande Fiume, il fosso non ha potenza sufficiente a scaricarsi nel Biondo e quindi rigurgita. Dopo le trattative Marino/Caudo con Pallotta e Parnasi , nella delibera Marino vengono inserite le opere di mitigazione del rischio idraulico per 5milioni di euro. Nel progetto definitivo la somma arriva a quasi 16 milioni e si interviene sull’intero corso del Vallerano e sull’adiacente Fosso dell’Acqua Acetosa. Per i 5 Stelle, Berdini e ambientalisti non basta. Si evoca addirittura la tragedia di Rigopiano nonostante l’Autorità di Bacino dia parere favorevole al progetto, anzi, raccomandandone l’esecuzione come opera prioritaria su tutto. Poi, magicamente, arriva la Raggi in Campidoglio e, dopo 9 mesi di tira e molla, chiude un accordo con la Roma il 24 febbraio scorso. Fino a poche ore prima di questo accordo tanto Beppe Grillo quanto la deputata Roberta Lombardi parlano di canotti e di esondazioni. Appena chiuso l’accordo, il rischio idraulico scompare. Nemmeno Harry Potter.

(Il Tempo – F. Magliaro)



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