Daniele De Rossi

AS ROMA NEWS DE ROSSI – Qualcuno dopo la vittoria di Monza l’ha definito un marziano, qualcun altro solo il normalizzatore. Come al solito in questi casi la verità sta in mezzo. Nel senso che Daniele De Rossi non è fantascienza, ma neanche un adulatore improvvisato. Di certo, invece, c’è una cosa: il tecnico della Roma ha dimostrato a tutti di essere un allenatore vero, buttandosi alle spalle anche la brutta avventura con la Spal, che gli aveva macchiato sul via il percorso sognato, scrive La Gazzetta dello Sport.

Alla Roma, invece, ha portato la sua rivoluzione personale, cambiando tante cose, mettendoci il suo tocco personale. E i risultati gli stanno dando ragione. «Sognavo di partire così forte, ma dobbiamo ancora correre tanto», ha detto a Monza, subito dopo la sesta vittoria in 7 gare di campionato. La Roma è tornata competitiva. E il merito è suo e di una rivoluzione basata su tre pilastri.

De Rossi ha lanciato la sua rivoluzione a Trigoria iniziando dalla base, dal lavoro fisico e atletico. Tanto è vero che subito dopo la prima partita, quella con il Verona, ha giustificato così il calo nella ripresa: «Forse è colpa nostra (perché quando parla lo fa sempre al plurale per coinvolgere lo staff, ndr ), abbiamo aumentato i carichi e i ragazzi erano un po’ imballati». Sta di fatto che oggi a Trigoria si lavora molto di più che con Mourinho, che invece faceva tutti lavori con la palla, con sedute meno intense e più corte (alcuni allenamenti di Daniele hanno sfiorato anche le due ore).

Ma, soprattutto, a Monza la Roma ha tenuto bene il campo per tutta la partita, il che vuol dire che la condizione atletica adesso è sicuramente migliore di prima. Anche se De Rossi non si culla sugli allora, tanto è vero che subito dopo il successo colto in Brianza al gruppo ha detto queste parole: «Siamo quinti, ma non abbiamo fatto niente e la Roma al quinto posto non va bene. Se in questo momento ci sentiamo di aver fatto qualcosa sbagliamo e rischiamo di deragliare. Dobbiamo continuare a lavorare così, senza sentirci arrivati».

Contemporaneamente De Rossi ha iniziato a lavorare sulla mente dei ragazzi, parlando con tutti a livello individuale. Per motivare il singolo (è il caso di Pellegrini e Paredes, due fedelissimi), ma anche per fargli ritrovare fiducia ed autostima, che con Mou un po’ si erano persi. E anche sulla squadra ha iniziato a fare un lavoro di fino, a livello psicologico, cercando di infonderle un messaggio nuovo: «Per me la Roma è forte» il suo leit motiv. Proprio per infondere un messaggio diverso da quello del suo predecessore, che invece parlava spesso e volentieri di «limitazioni». Così, oggi, ci sono alcuni giocatori che sembrano rinati: Pellegrini e Paredes su tutti, ma anche El Shaarawy e Spinazzola, tutti elementi che hanno un rendimento assai diverso dagli ultimi mesi.

Infine l’ultimo pilastro, il saper tenere tutti dentro il progetto. Poi, è ovvio, c’è chi gioca di più e chi di meno, ma nella Roma attuale tutti si sentono dentro il progetto. Tanto è vero che dopo la qualificazione con in Feyenoord a festeggiare c’era anche gente che gioca poco come Aouar o Sanches. Di certo c’è che De Rossi in queste sue prime 9 partite ha utilizzato tutti gli elementi a sua disposizione, ad eccezione del terzo portiere Boer. E quando tutti si sentono parte della stessa famiglia, allora la rivoluzione è anche più facile da mettere in piedi.



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