Rassegna stampa
Roma a due facce. Ritorno al passato: la mossa di Fonseca per segnare di più
NOTIZIE AS ROMA FONSECA – E pensare che c’era chi lo considerava un integralista, uno legato visceralmente ai suoi dogmi, dai quali difficilmente si sarebbe mai separato. E invece anche in questo inizio di stagione Paulo Fonseca sta dimostrando come la duttilità sia una di quelle doti di cui certo l’allenatore portoghese non difetta, riferisce la Gazzetta dello Sport.
Tanto che ha plasmato la sua Roma con due vestiti molto diversi tra loro: quello elegante del 4-2-3-1 e quello più essenziale del 3-4-2-1. Così, dopo aver svoltato verso la difesa a tre subito dopo la fine del lockdown, ecco che domenica all’Olimpico contro il Benevento il tecnico della Roma è ritornato al modulo che più adora, quello con la difesa a 4. Che poi sia stato 4-2-3-1 o 4-3-3 (come detto da Fonseca a fine partita) è sostanzialmente una sfumatura, legata alla posizione di Pellegrini: abbassandosi Lorenzo andava a formare il triangolo a tre di centrocampo, alzandosi si andava a posizionare alle spalle di Dzeko, con Pedro e Mkhitaryan che stringevano verso il centro piuttosto che giocare più larghi.
Ma perché Fonseca è tornato alla difesa a 4? Prima di tutto c’è da sottolineare come da inizio stagione l’allenatore portoghese ha sempre detto che la Roma quest’anno sarebbe stata capace di giocare con entrambi i moduli. Duttilità tattica, capacità di cambiare anche in corsa, durante la partita.
Sostanzialmente, però, con il Benevento è tornato a 4 prima di tutto per avvicinare Pellegrini a Dzeko e creare maggiori pericoli in fase offensiva. Con il 4-2-3-1, infatti, la Roma ha un giocatore in più negli ultimi trenta metri di campo, con la possibilità poi di poter godere anche degli inserimenti da dietro di Veretout o della spinta in fascia di Spinazzola, di fatto un attaccante aggiunto.
In più il Benevento gioca con una sola punta e due trequartisti in appoggio. Disporsi dietro a tre avrebbe voluto dire perdere un uomo in fase di costruzione, uomo che invece Fonseca ha voluto portare nella fase offensiva. Insomma, con Juve e Udinese la difesa a 4 andava bene, visto che entrambe le avversarie schieravano le due punte. Con il Benevento si poteva anche rischiare qualcosa in più.
E infatti la Roma ha rischiato eccome, visto che ha concesso alla squadra di Filippo Inzaghi ben dieci tiri, con due momenti chiave: quando Lapadula nel primo tempo ha perso l’attimo giusto per provare a piazzare il 2-0 e quando sempre il centravanti sannita nella ripresa ha sprecato su Mirante la palla del possibile 3-2. Insomma, il ritorno alla difesa a 4 ha permesso alla Roma di aumentare il peso della manovra offensiva (alla fine sono arrivati 5 gol e 20 tiri), ma le ha anche tolto quell’equilibrio che aveva trovato giocando a tre.
Con il ritorno di Smalling («A Berna non ci sarà, ma rischia di saltare anche il Milan», ha detto Fonseca domenica) la Roma ritroverà anche il suo ammiraglio, l’uomo capace di guidare la difesa e di darle solidità. E quindi, anche giocando a 4, i rischi sarebbero ridotti. Così contro lo Young Boys, giovedì sera, Fonseca davanti a sé ha due opzioni: o giocare a 4 (con Ibanez e Kumbulla centrali) o tornare a tre, facendo però scalare Cristante in difesa (Mancini non ci sarà per squalifica).
Nel passaggio da 4 a 3 (o viceversa) ci sono poi alcune pedine che vedono cambiare profondamente il modo di giocare. Su tutti Lorenzo Pellegrini, che con il 3-4-2-1 viene schierato come regista davanti alla difesa mentre con il 4-2-3-1 torna a fare il trequartista alle spalle della punta, avanzando di 25-30 metri il raggio di azione.
E poi Pedro e Mkhitaryan, che a tre giocano più stretti per lasciare anche liberi i corridoi laterali (dove possono sovrapporre i terzini), mentre a 4 tendono a partire più larghi, anche per dialogare meglio con la mezzala di riferimento. Infine i terzini, appunto, con Spinazzola e Santon che a tre devono appoggiare di più la manovra e coprire tutta la fascia. Una cosa comunque è certa: a 3 o a 4 la Roma cambierà spesso pelle.
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