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Rassegna stampa

Roma a due punte: ma i trequartisti che fine fanno?

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ULTIME NOTIZIE AS ROMA – A vedere il risultato finale, verrebbe da pensare che Mourinho possa abbandonare subito l’idea. Nel senso che la svolta verso le due punte e il 3-4-1-2 utilizzato dalla Roma a Venezia non ha portato né punti, né certezze assolute, scrive La Gazzetta dello Sport.

Mou, però, ci ha visto anche delle cose molto buone («Abbiamo prodotto tante occasioni», ha detto a fine gara) ed allora potrebbe pure decidere di andare avanti così, non fosse altro perché con il Genoa – alla ripresa del campionato – gli mancheranno quasi sicuramente ancora tutti e tre i terzini sinistri (Spinazzola, Calafiori e Viña).

In più, con il modulo a due punte Tammy Abraham è tornato finalmente ai suoi livelli, giocando una partita molto buona e sentendosi molto meno solo. Ma le due punte hanno una controindicazione, soprattutto in una squadra come la Roma: che fine faranno tutti i trequartisti giallorossi? Vediamo cosa può succedere e perché.

Mou, quindi, per la prima volta ha cambiato volto alla sua Roma, passando alla difesa a tre e giocando con due punte. Il che, appunto, ha permesso ad Abraham di condividere il peso dell’attacco con un altro attaccante (nello specifico Shomurodov), «scaricando» anche un marcatore ed avendo così più spazio e modo per rendersi pericoloso.

Una scelta che può ripetersi anche in casa del Genoa, ma forse pure in un futuro più lungo, chissà, visto che Mou le due punte le ha già utilizzate al tempo del Porto e del primo Chelsea, ma anche molto più recentemente con Manchester United e Tottenham. E la scelta in questione gli permetterebbe anche di tenere maggiormente «vivi» gli altri due centravanti a sua disposizione: Shomurodov in primis ma anche Borja Mayoral (che – comunque – a gennaio potrebbe salutare tutti…).

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Insistere con le due punte, però, vorrebbe dire anche inevitabilmente stravolgere l’anima offensiva della Roma, che nella scorsa estate è stata costruita sull’abbondanza dei trequartisti: Pellegrini a parte (a cui Mourinho non rinuncerà mai per niente al mondo), ballano così le posizioni di Mkhitaryan, Zaniolo ed El Shaarawy, oltre a quella di Carles Perez (seppur lo spagnolo sia più indietro rispetto agli altri).

Tutta questa ricchezza andrebbe sprecata. O, almeno, messa per un po’ in naftalina, come successo proprio a Venezia, dove Zaniolo è entrato solo nel finale e Mkhitaryan è rimasto seduto in panchina fino alla fine della partita. Discorso diverso, invece, per El Shaarawy, che è uno che può fare anche il lavoro a tuttafascia, come successo esattamente al Penzo. Certo, quando tornerà Viña bisognerà capire le scelte di Mourinho, anche se sembra difficile che il portoghese possa decidere di giocare con due esterni difensivi (Karsdorp e l’uruguaiano, appunto), più facile che opti per uno più difensivo ed uno più offensivo.

C’è una soluzione, però, per cercare di salvare il salvabile. E, cioè, giocare con due trequartisti e una punta, dove il secondo trequartista finirebbe con l’abbassarsi in fase difensiva, alzandosi invece in quella offensiva, andando di fatto a giostrare come seconda punta. In quel caso, ad esempio, Mourinho potrebbe affiancare Zaniolo a Pellegrini, con Nicolò che andrebbe a «ballare» tra il capitano giallorosso e Tammy Abraham. E lo stesso, ad esempio, potrebbe fare Mkhitaryan, a patto che l’armeno torni ad avere quella freschezza atletica e quel dinamismo che sembra invece aver perso per strada.

Ecco, una soluzione del genere probabilmente lo aiuterebbe a ritrovarsi (e lo stesso vale per Zaniolo), visto che non sarebbe più costretto ai compiti difensivi che deve invece assolvere nel 4-2-3-1, dove Henrikh fa un po’ il trequartista e un po’ il centrocampista. A Mourinho, ovviamente, la scelta finale…

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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