Il punto di partenza nel leggere il viaggio della Roma in Portogallo non può che essere uno: in parità numerica (undici contro undici) non c’è stata partita con i giallorossi assoluti padroni della scena. Netto, infatti, è apparso il divario tecnico fra le due contendenti, netta la differenza di peso e classe. Ma un cartellino rosso ha mandato tutto all’aria. Due partite in una: questo ha detto il duello di Oporto. Il confine lo segna l’ingenuità di Vermaelen, ex Barcellona che non dà il proprio contributo di esperienza alla causa giallorossa. È, infatti, un doppio cartellino giallo del difensore al debutto nel cuore della difesa romanista a complicare, notevolmente, i piani di De Rossi e soci. Fino all’espulsione di Vermaelen, la Roma aveva in mano la notte: un gol, l’autorete di Felipe, e almeno quattro occasioni d’oro sprecate. I giallorossi, grazie alla veemenza di Nainggolan e Strootman là in mezzo, non concedevano spazio ai portoghesi e il copione ne risentiva. Poi, la frittata perché con un uomo in meno il Porto occupava la metà campo avversaria senza uscirne più.
L’INGENUITA’ DEL DIFENSORE – Il pareggio dei ragazzi di casa è un regalo di Emerson (fallo di mano su tocco di testa di Adrian Lopez) che manda sul dischetto Andre Silva. La Roma ha dato la sensazione di viaggiare già con una buona condizione di forma e di avere la testa dentro la stagione: lo dimostra il modo in cui i giallorossi hanno cominciato la gara su un terreno, comunque, pieno di trappole per chiunque. Ma, per staccare il pass per i gironi di Champions League, la stessa Roma dovrà stare attenta alle proprie leggerezze nel ritorno in agenda martedì sera all’Olimpico. La difesa è nuova, nuovissima e, per questo, ha bisogno di tempo per cercare il punto di equilibrio. Ieri l’amnesia di Vermaelen ha macchiato la prima uscita. «Sessanta minuti in dieci ti tolgono energie. Peccato, nel primo tempo potevamo stare tre o quattro a zero per noi…», così Nainggolan.
(La Stampa – G. Buccheri)
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