AS ROMA NEWS DE ROSSI CRISTANTE – Negli ultimi giorni la Roma somiglia molto alla legge di Murphy: «Se qualcosa può andare storto, lo farà». E così non è bastata la telenovela con Dybala, le accuse e contraccuse off records di chi fosse la responsabilità dell’addio della Joya, poi rientrato, scrive Il Messaggero.
A questa si sono sommate le indiscrezioni ormai di dominio pubblico di confronti tra De Rossi e la Ceo Souloukou per un mercato ancora da completare, la denuncia dell’ex ds Sabatini di un impedimento a Bruno Conti di poter accedere al ristorante di Trigoria, smentita prontamente dall’icona giallorossa. Senza dimenticare il nervosismo di DDR nei pre e post-partita e il clamoroso ko casalingo contro l’Empoli.
Ieri l’ennesimo “inconveniente”. Che in altri tempi sarebbe stato relegato ed etichettato come un normale screzio di campo ma che all’indomani di due settimane a dir poco difficili, oggi non lo è più. I fatti: allenamento di ieri, squadra in campo che saluta il sorridente Abdulhamid che come di consueto passa sotto la fila delle pacche sulle spalle che si riserva ai nuovi arrivati. La seduta corre via senza problemi quando nella partitella finale Cristante riceve un colpo. Il centrocampista si ferma e la squadra avversaria segna. Un’azione molto simile a quanto accaduto nel primo gol dell’Empoli, quando Bryan dopo un contrasto con Maleh si arresta, per poi riprendere la corsa dopo un paio di secondi quando però l’azione si è già sviluppata e porterà al cross di Colombo e al gol di Gyasi.
Ed è proprio per questo motivo che De Rossi va a richiamare il centrocampista urlandogli che se ci si ferma in allenamento lo si fa poi anche in partita. La reazione di Bryan è veemente. Del resto la pressione e il nervosismo per il momento non felice sul piano sportivo e il fatto di sentirsi sul mercato e non più al centro del progetto Roma, possono scatenare reazioni istintive. I due iniziano a battibeccare, volano un paio di parolacce e poi, come accade in queste situazioni, la vicenda si spegne con la conclusione della seduta. Il tam-tam della notizia supera però i confini del Fulvio Bernardini e arriva sui social dove come al solito ci si divide tra chi vede nero e altri che sperano che questo screzio possa rappresentare la scintilla per una ripartenza.
In effetti anche se il battibecco tra allenatore e calciatore (non uno qualunque, un fedelissimo di Daniele che in passato non esitò a dire di voler nella Roma «undici Cristante», tra l’altro titolare nelle prime due uscite stagionali e punto di riferimento anche nelle gare estive) conferma il nervosismo che alberga a Trigoria, si può leggere la vicenda guardando il bicchiere mezzo pieno.
E quindi, che c’è ancora vita nella Roma. La squadra piatta, abulica, incapace in queste prime due partite di prendere un cartellino giallo contro Cagliari e Empoli, ha dentro di sé ancora energie nervose per reagire. E De Rossi – aspettando rinforzi dal mercato – dovrà essere bravo a convogliarla in qualcosa di positivo. Daniele è nervoso, inutile girarci intorno. Ma lo è perché tiene alla Roma. Immaginava a questo punto di essere già avanti con la rivoluzione tecnica che gli era stata prospettata dalla proprietà. E invece tra risultati negativi e difficoltà di mercato, si ritrova da solo a dover gestire tante vicende che non gli competono.
Passi quanto accaduto ieri che già sabato vedrà l’allenatore stigmatizzare l’accaduto: su tutto il resto DDR ha bisogno di un supporto. Di un dirigente che possa accompagnarlo, affiancarlo, fargli da scudo, proteggerlo anche negli errori che è inevitabile possa commettere in questo avvio di carriera. Il problema è che si continua a guardare a De Rossi come se fosse sempre il calciatore, il campione del mondo, l’ex capitano della Roma con 616 presenze (coppe comprese) e 61 gol in giallorosso. Quello ormai è un capitolo chiuso. Oggi DDR è qualcosa di diverso.
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